Il suicidio assistito di DJ Fabo: “una vittoria dell’amore”

Suicidio assistito DJ Fabo

Ha in parte ragione Umberto Folena che su Avvenire del 28 novembre 2018 ha scritto che il suicidio assistito di DJ Fabo ha rappresentato una sconfitta. Ma solo in quanto la Medicina non ce l’ha fatta a salvare quel ragazzo colpito dalle gravissime conseguenze di un incidente stradale, una delle tante condizioni di infermità che a tutt’oggi non hanno una cura efficace.

Né questa sconfitta della Medicina sarà per sempre: nonostante malattia e morte sempre faranno parte della natura umana, presto o tardi la Ricerca scientifica avrà ragione anche di patologie come quelle che hanno colpito Fabo.

Quella morte per suicidio assistito ha rappresentato invece una vittoria della pietà e della solidarietà. Fabo è stato in questo, soggetto ricevente e donatore. Ha ricevuto pietà ed amore da chi gli ha voluto bene, da una persona che sta mettendo a rischio la propria libertà per lui e per tutti coloro che sono nelle sue condizioni e da quanti non riescono a trovare nel Vangelo parole che insegnino a soffrire inutilmente e senza speranza, a patire senza che questo possa essere di aiuto a qualcuno, anzi prolungando lo strazio dei propri cari. Perché se gli abbiamo detto fraternamente “stiamo soffrendo con te, per te”, certamente non abbiamo potuto dirgli “quanto te”.

Ma soprattutto Fabo è stato donatore: nel dramma ha aggiunto ulteriore difficoltà a sé stesso rinunciando ad ogni ipocrisia e rendendo pubblica la propria condizione affinchè altri potessero avere la libertà di decidere della propria vita fino alla fine, libertà che lui non ha avuto. Senza “motivi egoistici”, come si dice in Svizzera. Consapevole o meno, Fabo ha preso la Croce su di sé e Lo ha seguito.

Guido Frosina
Cattolico della Diocesi di Genova