Siamo sicuri che chi sta bene possa sempre giudicare chi sta male?

Processo Cappato DJ Fabo

Fu Dj Fabo ad azionare il farmaco con la bocca». A colloquio con Filomena Gallo, avvocato difensore di Marco Cappato nel procedimento in cui lo si accusa di “aiuto al suicidio” appena rimandato dalla Consulta al parlamento: «Sono obbligati a legiferare, il Movimento 5 stelle non cambi idea

«Non immagina quante volte Marco Cappato abbia chiesto a DJ Fabo di ripensarci, di tornare indietro. Fabiano le aveva provate tutte, ormai la sua vita era solo un’infinita sofferenza cui era deciso a porre fine. Fu Fabiano ad azionare il farmaco con la bocca», racconta l’avvocato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e difensore in aula proprio di Cappato, accusato per aver aiutato un uomo a decidere della sua vita, portandolo in Svizzera dove è legale la pratica del suicidio assistito.

Un’accusa, quella rivolta contro Cappato, fondata sull’articolo 580 del codice penale: una legge scritta nel 1930 che accumuna il gesto con cui aiutò DJ Fabo all’istigazione al suicidio. «Da parte di Marco non c’era stato nessun rafforzamento della volontà di Fabiano a morire, e questo è stato appurato dalla corte d’assise di Milano – continua Gallo – ed è per questa ragione che il 580 è stato inviato alla Corte costituzionale, perché decidesse in merito alla legittimità di un articolo scritto quasi 90 anni fa». Decisione, tuttavia, che non è arrivata, con la Consulta che ha rinviato la decisione, invitando il parlamento a prendere una decisione che stabilisca chiaramente una legge in merito al fine vita, da troppi anni intrappolata nel silenzio della politica davanti a persone che non hanno altro se non continuare a soffrire, perché decidere di porre fine all’agonia sarebbe illegale.

Ad alcuni questa decisione è sembrata l’ennesimo rimando, l’ennesima patata bollente spedita fra le pratiche burocratiche, Marco Cappato e Filomena Gallo la pensano diversamente, ed è stato l’avvocato a spiegarci perché.

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