Pranzo a Montecitorio col “riso proibito”

Articolo di Roberto Defez, Consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, per La Stampa-Tuttoscienze

Per la prima volta in Europa, ieri, 18 settembre, del riso migliorato con le tecnologie del “genome editing” è stato mangiato in pubblico, in piazza Montecitorio. Lo hanno mangiato i vertici dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca e i vertici della ricerca scientifica in biologia italiana col presidente della Federazione Italiana Scienza della Vita, Gennaro Ciliberto, che rappresenta 7 mila ricercatori.

Gli scienziati ci hanno messo la faccia, il corpo e anche la bocca per dire ai decisori politici che la sentenza emessa il 25 luglio dalla Corte di Giustizia europea non va bene. La Corte ha scritto che le piante derivate da “genome editing” vanno regolamentate come gli Ogm. Anche se a differenza di quelli non ci sono geni spostati da un organismo ad un altro. Anche se col “genome editing” si fanno mutazioni indistinguibili da quelle che accadono spontaneamente e quotidianamente in tutte le piante e in tutte le cellule di ognuno di noi. Anche se nessun organo di polizia potrebbe identificare se una pianta nasce da tecnologie del “genome editing” (la più usata è Crispr).

Ma la sentenza della Corte Europea le ha accomunate ai tradizionali Ogm, frustrando le speranze delle aziende europee e dei laboratori ad investire in questa strategia. Prolungando la paranoia degli Ogm e mettendo ancora una volta l’intera Ue alla retroguardia dell’innovazione in biotecnologie.

Serve ricordare che in un continente come il nostro, che ha impedito lo sviluppo dei classici Ogm (soia, mais, cotone), ogni giorno, la sola Italia consuma 10 mila tonnellate di soia Ogm e ogni cittadino consuma 186 grammi di soia Ogm. Tutti i giorni, 365 giorni l’anno. Il muro contro gli Ogm si è trasformato in un disastro commerciale con massicce importazioni di derrate estere. Ma con le nuove piante nate dalle tecnologie impercettibili e raffinate del Crispr il danno può essere ancora più grave. A venire migliorate non saranno più le solite derrate destinate ai mangimi, ma insalate, verdure, uva, mele e riso. Un riso come quello mangiato ieri a Roma davanti alla Camera dei Deputati. Un riso da risotto. Uno dei prodotti della tradizione culinaria italiana che può consentire agli agricoltori nostrani di competere col riso che ci arriva dalla Cambogia. Così come accade per viti e meli che, come per il riso aggredito dal brusone, possono essere migliorati per resistere all’aggressione di altri funghi.

Così si spiega perché gli scienziati italiani si sono mossi per primi in Europa. Perché da sola l’Italia usa il 60% dei funghicidi impiegati in Europa e gli scienziati italiani potrebbero ridurre l’uso di questi pesticidi, fortificando le piante ed evitando che l’ossessivo uso di funghicidi a base di ossidi di rame continui ad inquinare i nostri terreni (anche quelli coltivati con metodo biologico). Questa è l’alternativa: o ancora rame o piante resistenti ai funghi patogeni.

Per questo Marco Perduca, Filomena Gallo e Marco Cappato sono scesi in piazza con gli scienziati; per dire che la sentenza della Corte ci condanna a inquinare ancora con il rame; per dire che va cambiata la direttiva 2001/18 degli Ogm, quella che ha dovuto applicare la Corte Europea, ma che continua a legare le mani a scienziati ed aziende agricole, penalizzandone la competizione internazionale. Sapendo che ci arriveranno piante migliorate o loro prodotti che hanno usato meno agrofarmaci dei nostri; prodotti più sani e piante meglio nutrite, perché cresciute in terreni fertili, non quelli dove da decenni usiamo funghicidi.

Gli scienziati ci hanno messo lo stomaco, ora il governo ci metta testa. Rifletta a cosa dice davvero la sentenza della Corte Europea, perché mette la nostra agricoltura alle corde. Per questo Mario Pezzotti, presidente della Società di Genetica Agraria, dopo aver mangiato risotto Crispr chieda che si possa sperimentare in pieno campo il frutto delle ricerche degli scienziati pubblici italiani. Una decisione che il governo può prendere senza chiedere licenza alla Corte Europea e che aiuterebbe gli agricoltori italiani.