Intervista di Maurizio Bolognetti sul Pm di Matera, Salvatore Colella: “Va trasferito”

Intervista Bolognetti su Salvatore Colella

La Gazzetta di Basilicata di oggi dà voce a quella che considero una incompatibilità ambientale del Pm Salvatore Colella. Un pensiero che già avevo esposto già il 9 giugno 2016. Quando venni audito dalla Commissione parlamentare  di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Qui sotto trovate l’intervista fatta da Massimo Brancati. Compare a pagina 5 dell’edizione odierna della Gazzetta di Basilicata. Buona lettura.

Bolognetti vs Colella «Il Pm va trasferito»

Torna a chiedere che Salvatore Colella, sostituto procuratore a Matera, venga destinato ad altra sede, fuori dalla Basilicata. Maurizio Bolognetti, segretario regionale dei Radicali, è da cinque anni che sottolinea una incompatibilità ambientale per il magistrato. Incompatibilità che, a suo dire, non è stata risolta trasferendosi da Potenza – do- ve si è occupato, tra le altre indagini, del caso Fenice e della Monnezzopoli lucana – alla città dei sassi. «È opportuno – ribadisce – che il dottor Colella eserciti le sue funzioni altrove in Italia, non nel territorio lucano».

Bolognetti sottolinea traiettorie familiari che renderebbero non sereno l’operato del magistrato. Quali? «È dal 2013 che parlo di incompatibilità, da quando ho scoperto che la moglie, l’avvocato Marisa Clemente, si presentò negli uffici del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, dichiarandosi legale di fiducia di Giovanni Castellano, coinvolto nell’inchiesta sulle di- scariche che nel 2012 portò al sequestro della stazione di trasferenza di Tito e all’arresto dei titolari di società impegnate nel settore dello smaltimento rifiuti, tra cui lo stesso Castellano. Proprio l’inchiesta di cui si occupava Colella».

D: Ma la moglie è un avvocato e può occuparsi di tutto, è la sua professione…

«È vero, non è certo un reato essere “la moglie di”, ma torno a chiedermi se sia opportuno che Colella eser- citi le sue funzioni in una regione in cui la sua consorte ha in passato assunto la di- fesa di una persone coinvolta in un procedimento su cui la Procura indagava».

D: È confinata nei rapporti professionali della moglie la sua denuncia di incompatibilità?

«No. Il fratello del magistrato è revisore dei conti di alcune società tra cui Acquedotto lucano e Semataf che fa capo sempre a Ca- stellano. A mio avviso, lo ribadisco, per una questione di mera opportunità il dottor Colella dovrebbe essere destinato ad altra sede».

D: Colella è stato il magistrato che dispose la perquisizione della sua abitazione quando lei parlò pubblicamente di decadimento delle acque invasate nelle dighe lucane. Questa sua insistenza sul trasferimento potrebbe apparire come la reazione a quella vicenda. Ce l’ha con Colella?

«Non è questione di avercela. Certo, risultò strana la decisione di far perquisire la mia abitazione a fronte della denuncia di potenziale inquinamento del Pertusillo. La sua preoccupazione fu quella di acquisire le fonti che mi avrebbero consentito di affermare che c’era decadimento delle acque. La fonte era l’Arpab. Per quella vicenda fui assolto. La verità è che sono preoccupato quando in un territorio opera un magistrato che di tutta evidenza si trova in situazioni ambientali particolari. Secondo me dovremmo essere preoccupati tutti. Un magistrato svolge un lavoro delicato, deve essere sereno, deve essere al di sopra delle parti e apparire al di sopra delle parti. Loro decidono della vita delle persone, per il lavoro che fanno non possono ritrovarsi in situazioni di incompatibilità ambientale».

D: Per quella vicenda dell’inquinamento lei fece riferimento alla vicinanza di giacimenti petroliferi, ma nel 2013 la commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti non scrisse una parola sul greggio. Anche all’epoca lei puntò il dito su Colella…

«Sì, perché venne nominato componente proprio all’inter- no di quella commissione. E non disse niente. Così come l’allora procuratore capo di Matera, Gravina, bollò le mie denunce espostele dal presidente della commissione, Negri, come “modalità di atteggiamento”. Diceva, insomma, che io davo i numeri. Succede poi che nel 2016 la stesa Negri, all’indomani del Petrolgate, si dice sorpresa perché nessuno le aveva detto niente. Evidentemente dimenticando le mie denunce».

D: Cosa si aspetta da questa sua nuova richiesta di trasferimento?

«Che si prenda in seria considerazione quanto segnalo. Non escludo nelle prossime ore di rivolgermi nuovamente al Consiglio superiore della magistratura».