Abbiamo diritto a beneficiare del progresso

Le Nazioni Unite stanno discutendo su come far rispettare il “diritto alla scienza“.

Sembrerà questione astratta, o riservata agli scienziati, ma per me, che vivo immobilizzato dalla SLA, è tema vitale, che implica il diritto a beneficiare del progresso tecno-scientifico.

Fin dal 2008 – quando mi iscrissi all’Associazione Luca Coscioni, della quale sono da quattro anni Co-Presidente – ho preso in considerazione le conseguenze delle proibizioni imposte alla scienza e alla tecnologia. Oggi, davanti alla possibilità concreta di modificare il genoma umano, ottenere regole globali di stampo liberale deve divenire una priorità.

Mi sono avvicinato all’Associazione Coscioni perché agisce in modo laico, ricercando alleanze trasversali per tutelare i valori e allargare i diritti di ognuno in ogni fase dell’esistenza, rispettandone l’integrità fisica, culturale e morale. Il motto dell’Associazione è “dal corpo del malato al cuore della politica“, finalmente avevo trovato qualcuno che riteneva che quelli che vengono considerati “casi umani” potessero divenire “casi politici”, per i quali la politica doveva avviare un ragionamento a lungo tempo e compiere delle scelte conseguenti.

Il diritto alla scienza racchiude tutto questo: è presente nella Dichiarazione Universale dei Diritti umani, nel Patto internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e in molti altri documenti in materia di diritti umani. L’articolo 27 della Dichiarazione prevede il diritto di godere dei benefici derivanti dal progresso scientifico.

Si tratta di temi universalmente riconosciuti e legalmente codificati, per estendere agli individui il diritto a partecipare attivamente al progresso stesso, la buona notizia è che l’Onu ne sta finalmente parlando!

Per convocare il Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica che l’Associazione ha organizzato ad aprile scorso al Parlamento europeo, mi sono rivolto ai Premi Nobel chiedendo loro di sottoscrivere un appello per il «diritto alla scienza», affinché il metodo scientifico, basato su evidenze consolidate diventi un alleato del processo decisionale e quindi della democrazia.

Finché sarò in grado, continuerò a fare sentir la mia voce elettronica per sostenere la funzione “costituzionale” della Scienza, per bilanciare protezione degli individui e libertà per la ricerca perché questa non sia asservita a uno specifico credo o impostazione ideologica.