Suicidio assistito in Corte Costituzionale: che farà Gentiloni?

Foto di Fabo Antoniani e Marco Cappato

Martedì 3 aprile 2018, ore 13.00: è questo il termine previsto per i difensori di Marco Cappato e per l’Avvocatura dello Stato su mandato del Governo per costituirsi nel procedimento che pende davanti la Corte costituzionale che dovrà decidere la legittimità o l’illegittimità del reato di aiuto al suicidio previsto dall’articolo 580 del codice penale.

A sollevare il quesito, sospendendo il processo nei confronti del leader radicale Marco Cappato che nell’ambito di una disobbedienza civile nel febbraio 2017 aiutò Dj Fabo a raggiungere le strutture svizzere per ottenere il suicidio assistito, è stata la Corte d’Assise di Milano.

L’Avvocatura dello Stato è l’organo legale dello Stato al quale, tra gli altri, è assegnato il compito di difendere in via esclusiva le amministrazioni statali in tutti i giudizi. La costituzione di parte dell’Avvocatura non è un atto obbligato, a richiederne l’assistenza – in questo caso a difesa del codice penale che punisce l’assistenza al suicidio – deve essere direttamente il Presidente del Consiglio, quindi Paolo Gentiloni.

Come giustamente sottolinea oggi Marcello Palmieri su “èVita”, l’inserto di bioetica di “Avvenire”: “l’eventuale assenza (dell’Avvocatura dello Stato, ndr) è indice di una volontà politica a che la norma posta sul banco degli imputati venga di fatto espulsa dal nostro ordinamento”.

Mentre il quotidiano dei vescovi auspica un intervento del Presidente Gentiloni, con l’appoggio di ormai quasi 15mila cittadini italiani l’Associazione Luca Coscioni chiede invece al Governo di non intervenire a difesa della costituzionalità del reato di assistenza al suicidio, e dunque di non dare mandato all’Avvocatura di Stato di costituirsi nel procedimento aperto davanti la Consulta.

Tra i firmatari dell’appello, ancora aperto online sul sito dell’Associazione Luca Coscioni, si segnalano persone provenienti dal mondo del giornalismo come Roberto Saviano e Selvaggia Lucarelli, ma anche persone del mondo giuridico come il docente di diritto costituzionale Paolo Veronesi, il professore emerito di diritto penale Emilio Dolcini, il direttore editoriale della rivista giuridica “Giurisprudenza Penale” Guido Stampanoni Bassi, la Presidente del Comitato di Direzione della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano Nerina Boschiero e il professore di storia costituzionale Ernesto Bettinelli.

Ricordiamo che il reato di “aiuto al suicidio”, punito con una pena che va dai 5 ai 12 anni di carcere, risale al codice penale promulgato dal regime fascista nel 1930.