LEA: “Tra le tecniche PMA inserire anche la diagnosi preimpianto”

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L’Associazione Luca Coscioni con le associazioni di coppie che accedono alla Fecondazione medicalmente assistita scrivono al Ministro della Salute in vista dei nuovi Lea previsti entro fine febbraio.

L’Associazione Luca Coscioni e le associazioni di coppie che accedono alla fecondazione medicalmente assistita hanno scritto al Ministro della salute Beatrice Lorenzin e al Comitato LEA, chiedendo di aggiornare i livelli di assistenza con la diagnosi preimpianto e rendere possibile accedere realmente a tutte le tecniche di PMA, inclusa la diagnosi preimpianto, anche nelle strutture pubbliche perchè il limite economico non sia un ostacolo ad avere una famiglia con dei figli.

Le associazioni chiedono:

la definizione delle tariffe per le tecniche di queste prestazioni perché, ad un anno dall’aggiornamento, il fabbisogno dei pazienti è disatteso oggi come ieri;

– di prevedere nei LEA le indagini DGP/PGS, affinché siano considerate a tutti gli effetti parte integrante delle diagnosi prenatali;

– di conoscere il numero di gravidanze e il numero dei nati con indagini cliniche di preimpianto, ed il numero di embrioni non idonei per una gravidanza, perché per le coppie e per la comunità scientifica è importante avere tali informazioni che attualmente risultano raccolte dal REGISTRO PMA ma non sono presenti nella relazione al Parlamento.

In questi mesi infatti alcune delle coppie assistite e supportate nei tribunali, hanno visto la nascita dei loro figli. Bambini che non sarebbero mai nati senza la diagnosi preimpianto perchè i loro genitori volevano evitare ulteriori aborti.

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  • LA MANCANZA DI STRUTTURE

In Italia, tutti i centri autorizzati ad applicare tecniche di fecondazione in vitro ai sensi della l.40/04 sulla procreazione medicalmente assistita, dovrebbero erogare le indagini diagnostiche preimpianto. La Legge 40 prevede che la coppia può chiedere di conoscere lo stato di salute dell’embrione/blastocisti, prima del trasferimento in utero. Ma non è così.

Grazie al Registro nazionale sulla PMA, possiamo avere notizia di quali sono i centri autorizzati ad applicare le tecniche di PMA, e quali sono le tecniche che applicano. Ad oggi i centri di PMA sono 354 di cui 112 centri di fecondazione medicalmente assistita pubblici, solo 5 strutture eseguono queste tecniche di diagnosi clinica preimpianto: 

  1. Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico U.O. – PMA Lombardia  III  PGD
  2. O. Fisiopatologia della riproduzione umana” – Ospedale Cervesi di Cattolica –  Emilia RomagnaD III  PGD+PGS
  3. Centro Procreazione Medicalmente Assistita – Ospedale Valdichiana Santa Margherita di Cortona,Toscana III PGD+PGS (su circa 8000 patologie)
  4. Centro della Salute e Tutela della Donna e del Bambino Sant’Anna Lazio II PGD
  5. Servizio Ostetricia e Ginecologia – Diagnosi Prenatale e Preimpianto – Ospedale Regionale Microcitemico di Cagliari Sardegna II  PGD

Nel privato sono molte di più le strutture che applicano tali indagini diagnostiche. 

  • I COSTI NON SOSTENIBILI DA TUTTI

Con l’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza nel 2017, per la prima volta abbiamo visto l’inserimento di tutte le tecniche di PMA, ma non si fa alcun cenno alle tecniche applicate routinariamente in tutti i paesi europei (Italia compresa) per la diagnosi genetica di preimpianto (DGP).

Anche nell’elenco delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, alla prestazione con visita genetica di controllo, non si fa riferimento all’indicazione per la Diagnosi Genetica Preimpianto.

Inoltre, con la sentenza della Corte Costituzionale n. 96 del 2015, oltre alle coppie infertili e sterili, possono accedere a questa indagine clinica anche le coppie fertili portatrici di patologie genetiche che potrebbero esporre la donna ad una interruzione di gravidanza ai sensi della l.194/78 art.6.

  • LA MANCANZA DI TRASPARENZA

In ultimo, nella relazione al Parlamento che ai sensi della legge 40/04 il Ministro della salute presenta ogni anno, non sono presenti i dati che riguardano le gravidanze e i nati con tecniche di PMA e indagine diagnostica preimpianto e neppure i dati sul numero di embrioni criocoservati non idonei per una gravidanza.

Firmatari dell’appello:

Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
Laura Pisano, presidente Associazione L’ Altra Cicogna
Federica Casadei, presidente Associazione Cerco un bimbo
Rossella Bartolucci, presidente Associazione SOS infertilità
Angelo Gabriele Aiello, presidente associazione Un Bambino.it
Teresa Bilotti, segretario associazione Amica Cicogna
Alfredo Zuppiroli,presidente associazione Liberi di decidere
Mario Gambera, presidente associazione HERA
Laura Volpini, presidente associazione AIDAGG


APPROFONDISCI:

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