Spadaccia: una risposta a Renzi e al Governo. Non abbiamo altra scelta che presentarci da soli

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Non abbiamo altra scelta, dobbiamo entro i prossimi tre o quattro giorni chiudere le liste “Più Europa con Emma Bonino”, presentando i candidati uninominali e le liste per il proporzionale e cominciare la raccolte delle firme. Non noi ma altri hanno deciso e voluto che ci presentassimo da soli. Non so se ce la faremo ma dobbiamo provarci e ci proveremo. Renzi ci ha fatto sapere che il PD potrà discutere e decidere i candidati uninominali della cosiddetta coalizione di centro sinistra non prima del 15 gennaio e quindi presumibilmente entro il 20. Per ovviare a questo inconveniente avevamo chiesto al Governo dei Gentiloni e dei Minniti (che sarebbero i volti dialoganti del renzismo) un emendamento che limitasse la raccolta delle firme alle sole liste proporzionali, consentendone l’inizio della raccolta prima degli accordi di coalizione per i collegi uninominali. Subendo il diktat di Forza Italia, i “dialoganti” del PD non hanno messo ai voti l’emendamento.

Ci dicono che non c’è problema, le firme ce le raccoglieranno loro. No grazie, Hanno capito male. Noi vogliamo presentarci e faremo di tutto per farlo ma non a queste condizioni. Vogliamo avere il controllo delle firme che siamo gli unici a dover raccogliere e a dover autenticare senza poter disporre di autenticatori, secondo la logica di questa partitocrazia senza più partiti: “chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori”. Siamo orgogliosi della nostra autonomia e non siamo disposti a divenire sudditi di nessuno. Eravamo disponibili ad una alleanza tra uguali. Non siamo disponibili alla presentazione di una lista civetta, destinata a non raggiungere il quorum e con la sola funzione di raccogliere voti privi di rappresentanza e di cui si avvantaggerebbero altri.

Tutti gli altri partiti, dal centro destra lombardo di Formigoni fino ai moralizzatori dei 5 stelle sono stati condannati per firme false, abituati a trattare nelle loro diatribe interne fino all’ultimo minuto sui candidati che debbono essere presentati e sulla composizione delle liste. Noi siamo sempre stati quelli che hanno rispettato la legalità e hanno inutilmente tentato di farla valere per tutti. E inutilmente abbiamo invocato una legge che garantisse la presentazione di tutti, senza discriminazioni, semplicemente adeguandoci agli standard democratici degli altri paesi europei. Non siamo riusciti neppure ad ottenere la regolamentazione della firma digitale. Abbiamo bussato a tutte le porte fino a quella del Presidente della Repubblica. Tutti ci hanno detto che abbiamo ragione e nessuno ha mosso un dito per assicurare un minimo di apparente equità a questa situazione di oggettiva e grave discriminazione. Ricorreremo alla giustizia europea che comunque non potrebbe intervenire in tempi utili

Questo era la caricatura di uno stato di diritto prima e lo è rimasto anche dopo l’avvenuta rivoluzione tecnologica, mai penetrata nelle stanze della politica nonostante il clamore sul web dei cinguettii dei suoi protagonisti.

In queste ore aumenta il numero di coloro che sostengono la nostra lista e anche di coloro che sono disposti a candidarvisi sui pochi, essenziali punti che davvero la caratterizzano: una Europa federale e non intergovernativa, una politica internazionale che abbia al proprio centro i diritti umani, una politica economica rivolta contemporaneamente a promuovere la crescita e a diminuire significativamente l’indebitamento pubblico, una politica del welfare rivolta a combattere le nuove povertà.

Chi mi conosce sa che non soffro di carenze identitarie e non sono malato di patriottismi di partito o di gruppo ed ero, per questo, e a differenza di altri, aperto e disponibile a una ipotesi di alleanza. Ma non a qualsiasi prezzo e a qualsiasi condizione. Mi sono messo a disposizione per raccogliere le firme ai tavoli. Spero che ce la faremo e che potremo presentarci con la nostra lista, conquistando con le nostre modeste forze questa possibilità. La strada è e resta in salita e dobbiamo percorrerla da soli.