Iran, 75 Nobel chiedono la liberazione di Ahmadreza Djalali

Ahmadreza Djalali

Di seguito riportiamo notizie degli ultimi sviluppi riguardanti la vicenda di Ahmadreza Djalali, il ricercato iraniano condannato a morte con accuse false, il cui sostegno è stato ulteriormente rinnovato anche dalla Senatrice a vita Elena Cattaneo e di cui già varie volte abbiamo raccontato.

Parlamentari pro Djalali: pieno sostegno appello 75 premi Nobel

Si sono aggiunte anche le voci di 75 premi Nobel e della European University Association, che riunisce 800 atenei in tutto il continente, agli appelli per la liberazione di Ahmadreza Djalali, il medico e ricercatore iraniano di 45 anni che lavora anche con l’università del Piemonte Orientale, condannato a morte a fine ottobre per presunte (e mai supportate da prove) attività di spionaggio.

Due lettere, riporta il sito del Comittee of Concerned Scientist, sono state inviate alle autorità di Teheran. I Nobel, fra cui l’iraniana Shirin Ebadi e i vincitori di quest’anno sia per la fisica che per la medicina ricordano che “Djalali lavora per migliorare la risposta degli ospedali alle emergenze causate dal terrorismo e alle minacce chimiche, biologiche e nucleari“, e chiede che “Ahmadreza possa tornare a casa dalla sua famiglia e possa continuare il suo lavoro per il bene dell’umanità“.

Nella sua lettera, invece, il presidente dell’Eua, Rolf Tarrach ricorda che non sono state fornite prove della colpevolezza del ricercatore, e che la sua carcerazione mette a rischio i crescenti rapporti con il mondo accademico iraniano.

QUI la lettera pubblicata su La Stampa

Le drammatiche sorti di Djalali hanno suscitato grande movimento anche nel Senato italiano:

Sosteniamo l’appello sottoscritto da 75 premi Nobel di tutto il mondo al rappresentante dell’Iran presso le Nazioni Unite, Gholamali Khoshroo, per la liberazione del dottor Ahmadreza Djalali, ricercatore iraniano condannato a morte per collaborazionismo dal governo di Teheran. Confidiamo che sempre di più – come appreso oggi – la comunità scientifica internazionale e eminenti personalità della cultura siano partecipi di un caso che, mettendo a rischio la vita di un ricercatore, in realtà aggredisce la libertà di ciascuno, la libertà di studiare e conoscere a beneficio di tutti“.

Così si sono espressi la Sen.ce a vita Elena Cattaneo, il Presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi, e la Sen.ce Elena Ferrara, già promotori e firmatari, insieme ad altri 130 colleghi d’ogni appartenenza politica, di un’interpellanza urgente per chiedere la revoca della condanna a morte e il rilascio del ricercatore, attualmente detenuto in “condizioni preoccupanti”, scrivono i premi Nobel nel loro appello, in un carcere della capitale iraniana con l’accusa di aver collaborato con governi nemici. 

Si unisce al riconoscimento dell’importanza di questa iniziativa l’on. Pia Locatelli, Presidente del Comitato Diritti umani della Camera, che ha presentato un’interpellanza urgente dal contenuto analogo, firmata da più di 50 deputati, ottenendo dal sottosegretario agli Esteri Mario Giro, lo scorso 7 novembre, l’assicurazione del perdurare di un impegno specifico del Governo italiano sul caso che, con l’appello dei Nobel, si rafforza e ritorna sotto i riflettori internazionali.


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