La scienza è un diritto umano da proteggere e promuovere

In questi giorni i Ministri della ricerca dei paesi del G7 si riuniscono, blindati, nella reggia di Venaria vicino a Torino. I responsabili della scienza dei paesi più ricchi e potenti del mondo prenderanno decisioni e concorderanno azioni comuni in spregio al confronto aperto e trasparente che è il cuore del “metodo scientifico”. Tanto è tutto clandestino, che l’altra sera è saltata una cena di gala per l’assenza della stampa straniera… Non sapremo quindi cosa verrà discusso relativamente ai finanziamenti alla ricerca pura, oppure in merito a temi complessi e carichi (anche) di implicazioni etiche come la ricerca sugli embrioni o la manipolazione del genoma. La città non sarà chiusa, semplicemente perché non ci sarà nessun rappresentante governativo da “proteggere”.

L’Associazione Luca Coscioni aveva convocato il suo XIV Congresso a Torino per cogliere l’opportunità del G7 e invitare istituzioni nazionali e locali, politici, scienziati, esperti, malati e militanti delle libertà civili a un confronto pubblico su questioni che riguardano tanto la scienza quanto l’auto-determinazione individuale. Il titolo scelto per quest’anno “Scienza e nonviolenza: disobbedienza civile e ricerca per nuove libertà” richiama la necessità di affermare che la scienza è un vero e proprio diritto umano, che va dalla libertà di ricerca al beneficiare delle sue più recenti scoperte, ma anche la necessità di reagire al potere costituito che non rispetta i propri obblighi internazionali. Che esista il diritto alla scienza non lo diciamo noi ma decine di documenti internazionale a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.

Nonostante dai nostri congressi siano partite le campagne che hanno modificato le politiche sulla vita in tanti ambiti, dalla fecondazione assistita all’interruzione delle terapie, nessun capo di partito ha finora accettato il nostro invito. Eppure sappiamo che l’Italia non brilla per libertà di ricerca scientifica o per consentire una vita degna d’esser vissuta dall’inizio alla fine, eppure sappiamo anche che, per esempio, il Comune di Torino non ha mai rispettato i propri obblighi in materia di barriere architettoniche… La politica ufficiale ha però deciso di non cogliere quest’occasione di confronto laico su questioni cruciali per il presente e il futuro dell’Italia, un Paese dove il popolo è sovrano solo sulla carta e non quando deve, o vuole, praticare scelte intimamente personali.

Non crediamo che l’avanzamento della scienza di per sé concorra necessariamente allo sviluppo umano o al pieno godimento dei diritti umani storicamente acquisiti, occorre accompagnare gli investimenti in ricerca, che seppur aumentati in Italia restano ancora insufficienti, con politiche che proteggano la libertà di ricerca. Per evidenziare le dinamiche internazionali su temi come le cellule staminali embrionali, la procreazione medicalmente assistita, la gestazione per altri, i diritti riproduttivi e i temi del fine vita, a Torino presenteremo anche un “Indice sulla libertà di ricerca e l’autodeterminazione”, posso anticipare che trai paesi studiati l’Italia è al 30esimo posto dopo India e Vietnam.

Contrariamente al G7 le nostre porte sono aperte dal 29 settembre al 1 ottobre, auspichiamo che i politici italiani ci ripensino e annuncino la loro partecipazione come hanno già fatto oltre 300 cittadini.