Relazione sull’uguaglianza nell’accesso ai diritti politici come condizione di democrazia effettiva

marco gentili al congresso di Radicali Italiani 2017

Intervento in Commissione 4 (Federalismo e sovranità al cittadino) del Congresso di Radicali Italiani di domenica 29 ottobre 2017

Buonasera a tutti,

piccolo incipit: mi scuso per trattenervi qui in orario prima di cena ma più di 100 km attendono il mio rientro.

Detto ciò, ringrazio gli organizzatori, tutti, del Congresso dei Radicali Italiani e in particolare Staderini, non solo per avermi rivolto direttamente e caldamente l’invito a partecipare come relatore ma anche e soprattutto per aver colto il mio interesse politico e la mia tendenza a fare squadra quando si tratta di lottare con vera determinazione a favore di questioni politiche e civili che costituiscono l’essenza della democrazia.

La collaborazione attiva con Mario è nata casualmente vedendo la sua prima diretta facebook e le sue inedite performance davanti alle più alte istituzioni di questo Paese che riprendono la forza propulsiva del “Duran Adam”, ovvero dell'”Uomo che sta in Piedi”, performance che è nata in Turchia dal gesto di un ragazzo turco, Kemal Ataturk, che è rimasto per 8 ore in piedi, immobile, in silenzio, in mezzo a Piazza Taksim ad Instanbul, in segno di protesta pacifica ma al tempo stesso determinata e coraggiosa verso un governo, quello di Erdogan, che stava minando la libertà sociale e individuale della popolazione locale su molti fronti. Decisamente un parallelismo tutto italiano ed un inno alla resilienza, alla forza delle idee, al confronto pacifico, all’essenza del significato di cittadinanza. Per una uguaglianza formale e sostanziale fra i cittadini. Un carattere fondamentale della nostra Repubblica. Libertà individualistica di manifestazione di espressione, per una libera ed incondizionata partecipazione senza forme di coartazione e controlli diretti o indiretti.

Questa premessa per dirvi che tanto così carica di senso è stata l’iniziativa di Mario profusasi per più di 150 giorni, a partire dal 13 maggio, che altrettanto forte è stata la mia motivazione a collaborare con lui.

Le questioni fondamentali che abbiamo portato al centro di Piazza del Quirinale, al cospetto del Presidente della Repubblica, e sotto Palazzo Montecitorio, sono essenzialmente due:

  • la prima legata al diritto per i cittadini e per i piccoli movimenti di promuovere referendum a livello nazionale, un diritto sancito dalla legge costituzionale all’articolo 75 ma che, dopo un sabotaggio durato 70 anni, di fatto, è oramai impedito e ostacolato da procedure discriminatorie a vantaggio esclusivo di grandi partiti e sindacati e a svantaggio dei cittadini, soprattutto di coloro che hanno limitazioni fisiche che impediscono la firma e il diritto inviolabile di esprimere la propria scelta e il proprio voto;
  • la seconda, strettamente consequenziale alla prima, è quella legata al diritto di poter firmare le petizioni online, siano esse italiane, siano esse europee, favorendo un sistema che possa garantire a tutti i cittadini, senza discriminazioni, l’uguaglianza di accesso ai diritti politici come condizione di democrazia effettiva.

Per questo, con voi, sono orgoglioso di essere tra i promotori di un sistema di firma telematica che, nel caso specifico delle iniziative di raccolta firme referendarie come in molte altre tipologie di iniziative, potrebbe non solo agevolare la partecipazione di persone che come me hanno difficoltà ad usare la penna o la matita, ma anche facilitare e meglio controllare tutto l’iter di raccolta.

La mia prima azione è iniziata sabato 20 maggio 2017 con la consegna di una lettera al Presidente della Repubblica Mattarella, nella quale si sottolineava come la firma online consentirebbe a chi come me ha difficoltà di movimento sia di firmare i referendum che di attivarsi online per farli firmare, al fine di esercitare a pieno i propri diritti politici fondamentali.

L’obiettivo era quello di avviare con il Presidente una comunicazione empatica volta a comprendere effettivamente quanto tale diritto sia oggi negato e come si potrebbe trovare facilmente con un emendamento, e nel rispetto della legge, una soluzione efficace. La mia lettera, protocollata al Quirinale, non ha ad oggi ricevuto risposta.

Il percorso, evidentemente in salita, ci ha visto di nuovo in piazza venerdì 2 giugno, questa volta davanti Montecitorio, nel momento in cui il Parlamento si apprestava a votare per le modifiche al Tedeschellum. Gli interlocutori sono stati questa volta i principali leader politici italiani: Renzi, Grillo e Berlusconi. Ma visto che non hanno trovato la quadra nemmeno sulla legge elettorale, figuriamoci sulla nostra richiesta di firma digitale.

A seguito di ciò, diversi cittadini e militanti si sono aggiunti nel portare all’attenzione delle istituzioni politiche il problema della negazione dei diritti civili e politici nella promozione di referendum e di leggi di iniziativa popolare.

Un nuovo appuntamento il 7 ottobre davanti Montecitorio dove la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati era alle prese con il voto sugli emendamenti e le modifiche alla legge elettorale, stavolta il Rosatellum. Tra questi emendamenti ce ne erano diversi presentati dagli Onorevoli Mara Mucci, Roberto Giachetti, e dal Presidente della Commissione Andrea Mazziotti Di Celso, nei quali si chiedeva l’introduzione della firma digitale e di dare ad ogni cittadino opportunamente delegato la possibilità di attestare la veridicità delle firme. In aula parlamentare, questi emendamenti, nonostante la fiducia, sono stati respinti con 358 voti contrari e 174 favorevoli, dimostrando che la discriminazione nell’accesso ai diritti politici sia una necessità strategica dei partiti al potere. Infatti, questo stesso Parlamento ha ammesso che c’è un problema nella raccolta firme, al punto da estendere solo per le elezioni la facoltà di autentica agli avvocati cassazionisti.

Dopo di che la legge è passata al vaglio del Senato della Repubblica sempre con la fiducia e la blindatura del testo. Nonostante ciò il Senatore Luis Alberto Orellana lancia una piccola monetina nell’oceano con l’Ordine del Giorno sulla “possibilità di usare strumenti informatici anche nell’ambito dei procedimenti di indizione dei referendum e di esercizio dell’iniziativa legislativa popolare, al fine di velocizzare e semplificare i suddetti processi di partecipazione riducendone, al contempo, i costi.” Appunto una goccia nel mare, di scarsa rilevanza mediatica e attenzione governativa.

Nel frattempo, grazie all’iniziativa di Filomena Gallo che ha partecipato anch’essa al Duran Adam, la Presidente della Camera Boldrini ha ammesso l’arretratezza della legge del 1970 che disciplina la procedura referendaria, innovandone la prassi durante il conteggio delle firme sulla legge di iniziativa popolare sulla cannabis.

La problematica è giunta fino alle porte del Consiglio d’Europa, sotto l’osservatorio della Commissione per i diritti umani.

L’Italia è inoltre in procedura di infrazione in quanto viola i regolamenti europei attraverso le petizioni e le firme online.

In Unione Europea, infatti, vige oggi il diritto di presentazione di un’iniziativa dei cittadini europei (ICE), sancito al titolo II del Trattato sull’Unione Europea, che consente di esercitare la democrazia partecipativa all’interno della UE, anche attraverso l’uso dei canali elettronici, debitamente certificati. La Commissione Europea ha contestato all’Italia di creare ostacoli burocratici alla firma online delle iniziative europee: si vede che il vizio del nostro Stato è sistematico.

Di nuovo, siamo rallentati rispetto al resto d’Europa da una classe politica che pone continui ostacoli alla piena realizzazione di un modello pienamente democratico e che impedisce la libera espressione del voto popolare a violazione delle primarie libertà politiche e civili.

Prima che l’Italia incorra nella sanzione dell’Europa e venga condannata dall’ONU per violazione del Patto internazionale sui diritti politici, la battaglia per interrompere la negazione di un diritto in corso passa attraverso la richiesta al Presidente della Repubblica di intervenire a difesa dei nostri diritti costituzionali con un messaggio alle Camere.

Per questo chiedo anche a voi di firmare, online ovviamente, l’appello al Presidente Mattarella sul sito www.referendumact.it.

Ringrazio tutti voi per l’attenzione concessa e per il grande lavoro che ogni giorno portate e portiamo avanti a tutela delle libertà civili e politiche.

Buon proseguimento dei lavori,
Marco Gentili