Caro Presidente, le chiedo di aiutare la legge sul biotestamento

Lettera di Carlo Troilo, membro di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni, al Presidente Grasso.

Roma, 5 giugno 2017

Egregio Senatore

Pietro Gasso

Presidente del Senato della Repubblica

Palazzo Madama

Roma

Caro Presidente,

già nel dicembre del 2013,in occasione della Sua visita in Abruzzo per celebrare i 70 anni dalla nascita della Brigata Maiella, di cui mio padre fu il fondatore e il comandante, ebbi la certezza che sotto la Sua guida il Senato avrebbe confermato e rafforzato il proprio ruolo di difesa della democrazia e dei diritti, politici e civili, in cui essa si incarna.

Ho molto apprezzato la Sua decisione – dinanzi alla possibilità di una fine anticipata della Legislatura – di sollecitare l’approvazione della legge sullo ius soli, che interessa 800mila persone. Per questo Le rivolgo l’accorata preghiera di sollecitare anche il passaggio in Aula della legge sul testamento biologico, già approvata dalla Camera dei Deputati ed ora ferma al Senato in attesa di una miriade di audizioni, del tutto inutili perché le associazioni e le personalità esperte del problema sono già state tutte “audite” in modo approfondito dalle competenti Commissioni della Camera: una legge – aggiungo – che potenzialmente interessa tutti i cittadini italiani.

Mi incoraggia a compiere questo passo il fatto che lo scorso 24 maggio, non essendoLe stato possibile, a causa di altri impegni, aprire i lavori del convegno della Associazione Luca Coscioni sul testamento biologico, Ella ci ha fatto giungere un messaggio per comunicarci la sua “ideale partecipazione” e ci ha concesso l’utilizzo, per i nostri lavori, di una prestigiosa sala del Senato.

Si tratta di una buona legge, che darà ai malati la certezza del diritto alla autodeterminazione nelle scelte di fine vita. Se come gli altri paesi occidentali avessimo da lungo tempo una legge in materia (il “living will” è in vigore negli USA dal 1991) avremmo evitato vicende drammatiche come quelle di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro e non avremmo assistito alla vergogna della lunga agonia di Giovanni Nuvoli, costretto da magistrati e carabinieri – che vietavano l’ingresso nella sua casa di un medico pietoso – a lasciarsi morire dopo dieci giorni di sciopero della fame e della sete.

Tre vicende che sembrarono averci riportati ai tempi bui della Santa Inquisizione. Per non dire dei mille malati che ogni anno si suicidano, spesso per l’impossibilità di avere l’aiuto di un medico  ed altri mille tentano di farlo senza riuscirvi). E’ il caso di mio fratello Michele, malato terminale di leucemia, che si gettò dal quarto piano, costretto a cercare nel suicidio “l’uscita di sicurezza” da una insopportabile situazione di sofferenza e soprattutto di perdita di dignità. Con la legge in corso di esame al Senato Michele avrebbe potuto, grazie alla sedazione profonda e continua, morire dignitosamente vicino ai suoi cari, così come avrebbero potuto e potrebbero farlo centinaia di altri malati terminali.

Il cammino compiuto finora dalla legge si deve soprattutto all’impegno straordinario della Associazione Luca Coscioni, di cui sono un dirigente dall’ormai lontano 2004.

La prego, caro Presidente, faccia in modo che tanto lavoro non resti senza risultato e soprattutto che gli italiani non continuino, su un tema delicato ed essenziale come le scelte di fine vita, ad essere cittadini “di serie B” della nostra tormentata Europa.

Grazie fin d’ora per il Suo sostegno,

Carlo Troilo

AGGIORNAMENTO DEL 10 GIUGNO 2017: LEGGI QUI LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE GRASSO