Giù le mani dalla libertà di scelta!

Filomena Gallo con Claudia e Maurizio

L’Associazione Coscioni non si ferma e dice al ministro Lorenzin: «La politica disconosce pratiche mediche consolidate, come la diagnosi preimpianto». E ribadisce, in tema di Procreazione medicalmente assistita, quante battaglie ci siano ancora da fare.

Non conoscono tregua alla Coscioni, e non conosce tregua Filomena Gallo, suo segretario nazionale. Giovedì scorso hanno indetto una conferenza stampa per fare il punto sulla Pma.

Avvocato Gallo, perché questa conferenza stampa? II ministro Lorenzin ha inserito nei Lea anche la Procreazione medicalmente assistita, cosa avete ancora da ridire?

Vede, un caso è il nomenclatore, per il cui aggiornamento ringrazio il Ministro, altro caso è la Procreazione medicalmente assistita. Come evidenziano gli esperti: è vero che la fecondazione assistita, per la prima volta, è stata inserita nei Livelli essenziali di assistenza ma – c’è sempre un ma – non risultano inclusi nei Lea le indagini genetiche, e neanche la diagnosi preimpianto.

Da un lato quindi ringrazio il ministro perché ha fatto un lavoro importante, dall’altro emerge ancora la mancanza di volontà politica ad accettare dei cambiamenti.

Per esempio, sulla diagnosi preimpianto prevista dalla Legge 40 (abbiamo combattuto le linee guida del 2004, annullate nel 2008), abbiamo ancora a che fare con una politica che disconosce determinate pratiche mediche a tutela di non so più che cosa. La Legge 40 prevede che la coppia possa decidere di conoscere lo stato di salute dell’embrione (attraverso indagini cliniche). In più, la giurisdizione costituzionale – che abbiamo prodotto in questi anni – ribadisce che va tutelata la salute della donna. Dunque, che vengano impiantati solo il numero necessario di embrioni e, in più, precisa che la loro selezione non è eugenetica, perché è bene trasferire nell’utero solo gli embrioni che potranno determinare una gravidanza senza problemi. Quindi, abbiamo un riassetto delle tutele e una tecnica consolidata e affermata dalla giurisprudenza in tutti i modi possibili, come la diagnosi preimpianto. E non si capisce perché Lorenzin tende a disconoscerla.

Entro nello specifico: il Ministro dimentica di riportare nelle Linee guida la sentenza 96 del 2015 che amplia l’accesso alla Pma alle coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche o cromosomiche. Cioè, tutte quelle coppie che possono concepire ma hanno bisogno di una diagnosi preimpianto per evitare aborti successivi, spontanei o necessari. Niente di tutto questo è nelle Linee guida.

Quindi, per capire: da una parte inventano i bonus bebè, ma se il bebè lo vuoi fare “sano” ti mettono i bastoni tra le ruote?

Certo! Sai che ti dicono? Vuoi fare la diagnosi preimpianto? Devi farla a spese tue. Non è che ti vietano di farlo nelle strutture pubbliche, però paghi per intero il ticket. Naturalmente le coppie finiscono nel privato, e allora noi siamo andati nei Tribunali.

Che idea c’è dietro, secondo lei? Che la malattia sia un male a cui ci si deve forzatamente adeguare, di madre in figlio?

Ma… io penso alla libertà di scelta. Io voglio poter scegliere di non trasmettere una malattia a mio figlio, che potrà ammalarsi di tante altre malattie, ma per lo meno non di quella di cui sono portatrice! Oppure posso scegliere di non farlo. A Cagliari una coppia ha scelto di non trasmettere la talassemia al figlio (GUARDA IL VIDEO DELLA LORO TESTIMONIANZA). E sai cosa ha detto il Tribunale? “Il pubblico deve lavorare come il privato, se non c’è la struttura pubblica convenzionatene una privata e attrezzatevi”.

Questo vuol dire equità nell’accesso alle cure. Un’altra coppia, Valentina e Fabrizio, ha vissuto sei aborti (GUARDA IL VIDEO DELLA LORO TESTIMONIANZAe a un tribunale ha chiesto semplicemente di avere la possibilità di avere un figlio che vivesse. E i giudici della Corte hanno sentenziato che anche le coppie fertili devono poter accedere alla Pma. Hanno avuto il coraggio di dire No a questo modo scellerato di legiferare. La Legge 40 era un vero obbrobrio legislativo.

Chi sono i nemici della libertà di scelta? Io, più semplicemente, noto nella classe politica un atteggiamento che andrebbe espulso dal Parlamento: quello che non va bene per me, non deve andare bene neanche per te. Manca il rispetto, manca etica. E invece se devi rappresentare i cittadini, devi rispondere a principi fondamentali, per di più costituzionali: lo stato di diritto, il diritto all’autodeterminazione, la libertà di scelta e il principio di uguaglianza.