“Ho vinto la depressione grazie a piccole dosi di LSD”

Copertina libro "A really good day"

Oltre oceano una scrittrice che, per anni, ha lottato contro disturbi depressivi che l’hanno portata a provare ogni tipo di farmaco (senza successo), ha tentato infine un protocollo sperimentale: per 30 giorni ha assunto LSD in piccole dosi e ha tenuto un diario dell’esperienza. Il risultato è stato notevole, tanto che ora il diario è diventato un libro.

L’uso di droghe a scopo curativo: è questo il tema del libro “A Really Good Day: How Microdosing Made a Mega Difference in My Mood, My Marriage, and My Life” della scrittrice americana Ayalet Waldman che è riuscita a guarire da una profonda depressione grazie all’assunzione di piccole dosi di LSD.

Nel libro autobiografico che uscirà il 10 gennaio la donna racconta di essersi imbattuta nel libro dello psicologo James Fadiman che dal 2010 stava studiando l’effetto delle microdosi sull’umore dei pazienti. In un’intervista al The Guardian la scrittrice ha raccontato parte della sua storia.

“Ero così profondamente depressa. Non era quel tipo di depressione che ti fa rimanere a letto. C’ero già passata ed era gestibile. Era piuttosto uno stato d’animo confuso, una depressione attiva, un ‘luogo’ pericoloso in cui rimanere. Stavo facendo tutto quello che avrebbe potuto rovinarmi la vita. Temevo che se fossi rimasta in quella condizione, avrei costretto mio marito a lasciarmi e probabilmente avrei tentato il suicidio. Essendo anche una persona molto caparbia, non penso che avrei fallito nel mio proposito”.

Tanti i trattamenti provati dalla Waldman ma soltanto con quello proposto dallo psicologo è riuscita a riemergere dalla depressione. Le furono prescritti 10 microgrammi ogni tre giorni un decimo della dose che una persona dovrebbe assumere per ottenere uno stato di coscienza alterato e il mese successivo all’inizio del trattamento la scrittrice è riuscita a notare i benefici.

“Ora che non ne faccio più uso mi manca la sua azione anti-depressiva e mi manca la maniera in cui riusciva a farmi concentrare – ha raccontato la scrittrice -. Quel mese mi ha portato via da un posto molto buio. Dopo le prime dosi, è come se il computer del mio cervello si fosse riavviato. Ero ancora vittima degli sbalzi d’umore. Avevo giorni davvero buoni e altri pessimi, giorni in cui invece era la solita solfa. In ogni caso, però, anche i giorni più difficili non erano da incubo, avevo la capacità di lavorare sui problemi come non avevo mai fatto prima. Di sicuro, miravo alla felicità. Ciò che ho ottenuto è stata una distanza abbastanza ampia dal dolore in cui ero immersa, che potesse darmi la possibilità di lavorare sulle cause scatenanti di quella situazione”.


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