Troppi pregiudizi contro i vaccini

Corriere della Sera
Adriana Bazzi

Le vaccinazioni sono in calo, gli anti-vaccinatori in crescita e il rischio del riemergere di malattie pericolose è sempre più reale.

La Regione Lombardia sta tentando di rendere obbligatorie le vaccinazioni pediatriche per l’ingresso negli asili nido, come ha scritto ieri Simona Ravizza, concludendo il suo articolo così: «Il dibattito fra favorevoli e contrari è annunciato».

Non solo annunciato, ma sicuro. Il tema è «caldissimo», dopo la recente puntata del programma Virus (Rai2), in cui un ospite, Red Ronnie, conduttore televisivo (tutt’altro che medico!), si è lanciato in un’irragionevole serie di accuse contro i vaccini, sollevando, per fortuna, una valanga di proteste nei social media. 

Fra le ragioni degli anti-vaccinatori c’è proprio il rifiuto dell’obbligatorietà, in nome della libertà di scelta. Vecchia storia: già alla fine del Settecento nascevano movimenti contro l’anti-vaiolosa, anche per ragioni filosoficoreligiose (quelle degli Amish, dei cristiani fondamentalisti in Olanda e dei seguaci della filosofia steineriana). Ma oggi c’è di più. Il rifiuto si registra soprattutto nelle classi di elevato livello culturale ed economico: in America sono bianchi, ricchi e colti (ma non in campo scientifico), più o meno come da noi. Molti sono vegetariani o vegani (certi vaccini sono coltivati sulle uova) e, spesso, seguaci del «naturale è meglio». E vedono complotti, inesistenti, delle industrie farmaceutiche. Persone che è difficile convincere in nome delle evidenze scientifiche (spesso fredde, di fronte a certa emotività). Così si arriva all’obbligatorietà. Le istituzioni, a tutela della salute pubblica, offrono il vaccino gratuitamente, ma si prendono anche la responsabilità di far fronte a eventuali danni (rarissimi).

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Ai genitori dovrebbe essere richiesta la stessa assunzione di responsabilità: chi rifiuta il vaccino per i figli dovrebbe poi pagare, di tasca propria, i costi di farmaci e ospedalizzazioni, in caso di malattia. L’Australia sta facendo qualcosa di analogo: «no jab, no pay», niente vaccino niente benefici, a meno che non ci siano valide ragioni mediche per rifiutarlo.

Alla fine rimane un dubbio. Chissà perché tanti genitori si oppongono ai vaccini (certo è prevenzione: la malattia non c’è) e poi rimpinzano i bambini di antibiotici per un po’ di febbre, esponendoli, per esempio, al rischio di obesità, ma, cosa ancora più grave, all’inefficacia di questi farmaci quando servono davvero.