Fecondazione: Gallo, azioni legali contro Regioni senza centri pubblici

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Intervista a Filomena Gallo: “Procederemo contro le 4 Regioni che non hanno ancora recepito il documento della Conferenza Stato-Regioni per la fecondazione assistita eterologa”.

Roma – “Procederemo contro le 4 Regioni che non hanno ancora recepito il documento della Conferenza Stato-Regioni per la fecondazione assistita eterologa. E anche, singolarmente, per far sì che le coppie infertili ricevano un rimborso dei costi sostenuti per le cure effettuate privatamente, laddove nella loro Regione non esistono centri pubblici che garantiscano la procreazione medicalmente assistita”. A dirlo all’AdnKronos Salute Filomena Gallo, avvocato e segretario dell’Associazione Luca Coscioni, che è intervenuta a Roma al 1° Convegno internazionale ‘La tutela della salute riproduttiva’, organizzato da Pamegeiss, la società scientifica di genetica e infertilità dei Paesi del Mediterraneo.

 “Le 4 Regioni inadempienti – ricorda Gallo – sono Campania, Calabria, Basilicata e Puglia, e ci sono problemi per l’eterologa, ma anche per l’omologa. Si tratta di Regioni in piano di rientro e potremmo comprendere la motivazione per cui non vengono offerte le tecniche di Pma. Ma di fatto ci sono cittadini bloccati, che non possono nemmeno rivolgersi a centri pubblici di altre Regioni perché sono stati bloccati anche i rimborsi delle prestazioni effettuate lontano dal luogo di residenza. E’ come se un malato di cancro non potesse andare in ospedale a curarsi e nemmeno viaggiare in un’altra Regione per avere assistenza, perché l’infertilità e la sterilità sono a tutti gli effetti delle malattie. Il principio di uguaglianza non viene rispettato. Urge un immediato aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza, che da un anno giacciono in Stato-Regioni”.

Come già fatto in passato per altre questioni riguardanti la Pma, “agiremo legalmente contro le Regioni che non recepiscono il documento e poi agiremo per ogni singolo caso che ce lo richiederà per un rimborso dei cicli effettuati nel privato, in assenza di offerta pubblica. E pensiamo che dovrebbe essere previsto anche il rimborso delle prestazioni effettuate all’estero, sulla base della normativa transfrontaliera. Non esiste giustificazione di rientro economico: un Paese che non pensa alla salute dei propri cittadini è un Paese che non investe nel futuro”.