La lotta delle donne d’Irlanda, dove l’aborto è ancora tabù

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Corriere della Sera
Giulia Sabella

Sono le tre di pomeriggio e in Henry Street, nel centro di Dublino, alcune attiviste raccolgono firme per estendere il diritto all’aborto in Irlanda e renderlo legale e accessibile in ogni circostanza. Alcune parlano con il megafono, altre distribuiscono volantini in quella che è una delle vie più frequentate della capitale irlandese. Fanno parte di Rosa (for Reproductive rights, against Oppression, Sexism and Austerity), organizzazione nata tre anni fa che si batte per il riconoscimento dei diritti delle donne. «Da quando sono qui ho ricevuto tre fuck off e una tizia mi ha preso un volantino e me l’ha strappato in faccia» racconta una di loro.

L’Irlanda ha una delle leggi più restrittive di tutta l’Unione Europea in materia d’aborto. L’interruzione di gravidanza è ammessa solo quando la vita della madre è in pericolo o c’è il rischio che la donna possa suicidarsi. Per tutti gli altri casi, compresi stupro, incesto e malformazioni fetali, l’aborto è illegale e punito con 14 anni di carcere. A queste donne resta quindi solo un’alternativa: andare ad abortire all’estero.

«Quando ero giovane, 25 anni fa, ho avuto delle amiche che sono andate in una clinica inglese – spiega Patrick, che ha appena firmato la petizione – Dobbiamo fare qualcosa per risolvere questo problema e lo dobbiamo fare ora, non tra 10 anni».

«Fino a due anni fa ero contraria – racconta Daisy, di appena vent’anni – poi ho cambiato idea. Non penso che avrò mai un aborto ma credo che le persone debbano essere libere di scegliere».

Da decenni è in corso una fuga silenziosa. Secondo i dati forniti dal ministero della Salute inglese, solo nel 2014 in Inghilterra e in Galles sono andate oltre 3 mila donne, quasi 162 mila dal 1980. Si tratta di dati che però non sono completi. L’organizzazione conteggia solo coloro che, quando vengono ricoverate, forniscono un indirizzo irlandese e non conta quelle che invece danno un recapito inglese. A queste andrebbero aggiunte le donne che si recano in altri Paesi, come l’Olanda e la Francia. Anche se non ci sono dati ufficiali, le associazioni pro-choice calcolano che ogni giorno circa 12 irlandesi vadano all’estero per interrompere la propria gravidanza. Ci sono poi coloro che ordinano online la pillola abortiva: nel 2014 ne sono state sequestrate 1.017 scatole, il doppio rispetto al 2013.

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