In Italia è troppo difficile abortire. Lo dice il Consiglio d’Europa, secondo cui le donne nel nostro Paese continuano a incontrare “notevoli difficoltà” nell’accesso ai servizi d’interruzione di gravidanza, nonostante quanto previsto dalla Legge 194 sull’aborto. L’Italia viola quindi il loro diritto alla salute. Per l’organizzazione europea, che accoglie un ricorso della Cgil, l’Italia discrimina medici e personale medico che non hanno optato per l’obiezione di coscienza in materia di aborto. E sostiene che questi sanitari sono vittime di “diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”.
A febbraio è scoppiata la polemica dopo l’approvazione da parte del consiglio dei ministri di un decreto legislativo presentato dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che prevede la depenalizzazione di alcuni reati in materia di aborto, ma anche una maxi sanzione che aumenta da 50 euro fino a 5-10 mila euro la cifra che una donna è costretta a pagare in caso di interruzione volontaria di gravidanza non effettuata nei tempi stabiliti e in strutture idonee, così come previsto dalla Legge 194. L’interruzione volontaria della gravidanza è consentita in Italia dalla 194, ma non sempre garantita: gli obiettori di coscienza sono in media circa il 70% del totale, con picchi che superano il 90% in alcune regioni.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.