Cannabis coltivata: al Farmaceutico la sperimentazione in serra è finita. La prossima estate via ai raccolti

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La Nazione Firenze
Giovanni Spano

Il punto sulla produzione della cannabis terapeutica tutta “italiana” presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Per approfondire puoi leggere anche: Canapa medica, un decreto contro

Conclusa allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare (di seguito SCFM) la fase sperimentale, del progetto pilota di produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis, dopo l’accordo perfezionato il 18 settembre 2014 tra il ministro della Difesa Roberta Pinotti e quello della Salute Beatrice Lorenzin.

Nel giro di poche settimane inizierà la coltivazione delle piantine di cannabis su scala industriale, per scopi terapeutici, cioè nell’esclusivo interesse della collettività per la cura di patologie gravi e altamente invalidanti: sclerosi multipla, laterale amiotrofica glaucoma, le malattie neoplastiche, «tutte patologie nelle quali i preparati a base di cannabis sembrano essere molto efficaci e con un rapporto rischio-beneficio nettamente a favore di quest’ultimo», come si legge sul sito del Farmaceutico.

Il primo raccolto è previsto nell’estate prossima; entro l’anno seguiranno altri tre, forse quattro raccolti. Il raccolto complessivo del 2016 è stimato in oltre 50 chili: non è equivalente al fabbisogno totale (100 chili) indicato dall’ufficio centrale sugli stupefacenti del Ministero della Salute. La richiesta infatti è stata di 100 chili, da redistribuire su scala nazionale. Ma SCFM ha lavorato in contemporanea a un altro progetto, dando il via alla coltivazione di un altro tipo di cannabis, l’FM 19, indicato per curare le persone malate di Sla, la sindrome laterale amiotrofica. Qui siamo ancora in fase sperimentale

Parte delle serre, insomma, è stata destinata alla coltivazione di altre varietà di cannabis. La differenza tra quanto verrà prodotto al Farmaceutico e quanto servirà per l’intero territorio nazionale — una cinquantina di chili — sarà coperta importando dall’Olanda i chili mancanti.

La prima fase del progetto pilota è consistita nel far crescere le piantine in una delle serre del Farmaceutico, la più piccola, poi tagliarle, essiccarle e metterle nei barattoli. Queste piante costituiranno la base’, si può dire il principio attivo dei medicinali che verrabnno preparati per le cure. Tutto il ‘raccolto’ è andato a buon fine, il prodotto è risultato esser di ottima qualità ed è stato così possibile passare alla seconda fase.

Ha lavorato personale civile e militare dello Stabilimento, farmacisti e non. L’investimento sul progetto, che ammonta a diverse centinaia di migliaia di euro, è dell’Agenzia Industria e Difesa, incorporata nel Ministero, che ha in gestione anche l’SCFM di via Reginaldo Giuliani 201, area militare protetta da personale interno e dai Carabinieri.

Il Farmaceutico è stato scelto dai due ministeri certo per il livello di sicurezza tipico di una installazione militare, ma prima di tutto perché — stellette a parte — è un’eccellenza a livello nazionale e internazionale a livello: ha capacità produttive e di controllo qualità proprie di una industria farmaceutica- militare.