Intervento di Giuseppe Tesauro al convegno Staminali e fecondazione assistita: evoluzione giurisprudenziale dei diritti della persona

Giuseppe Tesauro

“Buongiorno a tutti e grazie per avermi invitato a questa riflessione. Per la verità è stato un invito al quale non potevo dire di no venendo da Emma Bonino, alla quale sono legato da una stima e un’ammirazione profonda dai tempi della Comunità Europea. Anche allora non le dissi di no quando voleva assolutamente un mio collaboratore e io piangendo dovetti dire di sì.

Ho ascoltato tante cose questa mattina, ho imparato quel molto che avevo da imparare, soprattutto le testimonianze sul campo, su un problema molto serio, molto spesso banalizzato da alcune parti interessate naturalmente alla banalizzazione del problema, ma per quanto mi riguarda è un problema che ho sempre considerato molto ma molto serio.

Vi voglio trasmettere qualche flash della mia esperienza personale. Innanzitutto per chiarirci bene le idee vi dico subito che sono cattolico, non solo battezzato come il 90% degli italiani, sono cattolico che se non frequenta tutte le domeniche la chiesa molto spesso si fa anche la comunione. Questo lo dico con orgoglio, perché questo è l’orgoglio di essere libero di non farmi influenzare dal fatto di essere un cattolico semiosservante nelle valutazioni che la vita mi ha portato a dovere fare in ambienti dove è richiesta soprattutto l’indipendenza intellettuale. Questo è il primo flash e chiedo scusa se è un flash molto personale, però ha, secondo me, giocato molto nella mia riflessione su questi temi.

Nei nove anni trascorsi alla Corte Costituzionale ho avuto più volte l’occasione di toccare temi molto delicati. La bioetica è una parola, ma in realtà dentro ci sono una serie di problemi, di temi, di questioni che non fanno dormire la notte e vi confesso anche un certo peccato, sono anche convinto che molti di questi problemi non sono per giudici.

La prima reazione che ha uno chiamato a dovere decidere su questioni di questo genere è: perché noi dobbiamo decidere una cosa del genere? Perché non il Parlamento che è la sede, tutto sommato, naturale per discutere, ma non solo per discutere, per discutere utilmente nel senso di anche decidere?

Questa è una sensazione che negli ultimi anni, secondo me, è diventata sempre più intensa nei membri della Corte Costituzionale. L’abbiamo vissuta per esempio sulla legge elettorale, perché i giudici devono decidere, eppure anche là dopo molti tentativi e tirate di orecchie al Parlamento la Corte Costituzionale è stata costretta a decidere.

Sulla Legge 40. Prima non c’era questa legge eppure c’era la diagnosi pre-impianto. Viene in mente a un povero giudice della Corte Costituzionale, ma allora il Parlamento è intervenuto per fare un guaio, perché se non interveniva era meglio! Forse pecco di essere un po’ naif però non sono nato in una clinica privata, questo lo dico anche come secondo flash personale e quando mi fu data la responsabilità di studiare più degli altri questo problema la prima cosa che mi venne in mente fu: ma perché è stato vietato? Affrontai il problema dopo la 151 del 2009, dopo la sentenza di Criscuolo sulla diagnosi degli embrioni, sul numero degli embrioni, quindi affrontai direttamente la Legge 40 col divieto di fecondazione eterologa. La prima domanda che mi venne in mente da fare a me stesso fu: perché è stata vietata? Perché una libertà, noi siamo tutte persone libere, può essere sacrificata, ridotta, limitata dalla legge o dalla Costituzione e solamente per motivi costituzionalmente rilevanti, perché se no non può essere limitata la nostra libertà, le nostre scelte. Andavo alla ricerca di un motivo costituzionalmente significativo che giustificasse un simile divieto. Mi sembrava un elemento talmente eccentrico proprio per il fatto di non avere una ragione sottostante apparente, trasparente, ragionevole, non lo so.

Questo è stato il cruccio maggiore, trovare una giustificazione al divieto. Quindici bravi giovani, stavo per dire, quindici giudici della Corte Costituzionale non riuscivano a trovarlo questo motivo che sorreggesse il divieto. Per me ciò che non era ragionevolmente vietabile era una libertà, al mio paese si chiama diritto. Il diritto certamente non alla procreazione, perché quello non può essere un diritto, quello ce lo dà il Padreterno, ma il diritto ad avere una famiglia, il diritto ad avere una famiglia con tutto quello che la famiglia significa e quindi anche dei figli. Se la società, innanzitutto, ma poi anche la scienza ci ha dato la possibilità di avere anche dei figli al di là dell’intervento dei due coniugi, come per esempio per l’adozione, sull’adozione non mi risulta che si sia discusso niente, ma la scienza ci aiuta a separare sostanzialmente la procreazione dalla coppia, perché no? Se scelgo di avere una famiglia e la scelgo secondo natura, secondo natura nel senso laico della parola, e cioè con figli, ma perché mi deve essere impedito quando la scienza è arrivata a certi traguardi che consentono anche il distacco della procreazione dalla coppia.

Sulla parola diritto c’è stata molta discussione, come potete immaginare le discussioni possono essere anche venute non dico dal cielo, perché dal cielo non vengono troppe discussioni, ma dall’esterno perché naturalmente anche la Corte Costituzionale ha le porte spesso aperte, ha anche delle finestre sempre aperte, quindi è chiaro che i rumors vengono anche dall’esterno, non è un fatto negativo, è un fatto che, purché si resti indipendente, che può essere positivo. Sulla parola diritto c’era una grande discussione all’esterno, noi la sentivamo. È stato difficile allora per me e ancora è difficile confessarlo oggi perché la discussione sulla parola diritto, però tutto sommato anche la parola libertà di autodeterminazione oltretutto con l’aggiunta di alcuni aggettivi forti come incoercibile è qualcosa che ha portato comunque e al di là degli interessi sottostanti la PMA anche eterologa verso il servizio sanitario nazionale, questo era uno dei temi inconfessabili, bisogna dirlo, era uno dei temi presenti sul tavolo.

Meno male che c’è ancora, anche a livello governativo, a livello di gente che decide veramente, la sensibilità per portare questi temi nel percorso giusto che va verso anche il servizio sanitario nazionale o, come dovrebbe essere, in prevalenza.

Questa libertà che consideravo incoercibile era una libertà che non aveva una limitazione per legge che fosse costituzionalmente giustificata, certo aveva una giustificazione ideologica, religiosa, non lo so, però costituzionalmente non aveva una giustificazione ed ecco perché è stata dichiarata contro Costituzione questo divieto.

Tutto il resto sono state reazioni dopo la decisione e quindi dal momento della decisione al momento della pubblicazione che non prima, questo pure è interessante anche come spettacolo mediatico o quasi dell’attività della Corte Costituzionale.

Per esempio si è molto discusso sul vuoto normativo, certo c’è qualcosa che mancava, per esempio il numero dei donatori maschili, e questo era qualcosa che preoccupava anche perché mediaticamente si erano enfatizzati certi fenomeni negli Stati Uniti, in altri luoghi di questa terra. Anche sulla base di precedenti, adesso non voglio dare numeri, però c’erano precedenti della Corte Costituzionale dove qualche ritocco è stato suggerito anche non a livello di normativa primaria ma anche a livello di normativa secondaria. Avevamo poi le linee guida, un percorso abbastanza semplice anche per introdurvi qualche correttivo, tipo il numero dei donatori maschili che noi abbiamo anche suggerito nella sentenza, come numero, alla fine un numero ragionevole.

Tutto il resto era regolato perché una delle cose più strane del nostro Paese era questa Legge 40 che vietava la fecondazione eterologa però ne disciplinava le conseguenze perché si diceva: va bene non la fanno in Italia, la vanno a fare fuori del nostro Paese, e allora dobbiamo stabilire delle sanzioni, le conseguenze. Le conseguenze non le possiamo stabilire, al massimo possiamo dire che è sanzionato, abbiamo una sanzione. A chi? Al medico. Si può essere così strani, oramai noi siamo abituati a un Paese che di stranezze ce ne presenta tante di giorno in giorno, però questa era effettivamente un’eccentricità. Tu vieti un comportamento, però poi ne stabilisci tutte le conseguenze ivi compresa la sanzione che non è per la coppia o qualcosa del genere, ma è per il medico e quindi una piccola indagine fra amici, naturalmente che cosa ci ha fatto vedere? La gente andava fuori col medico e nella parcella c’era anche, ovviamente, la sanzione. Veramente il Paese di Pulcinella, con tutto il rispetto per un Paese che considero un grandissimo Paese.

Questo ci ha fatto dire qualcosa che di solito non si dice neppure, però andava detto, secondo me, c’era anche questo effetto perverso sul piano economico che portava a una discriminazione tra le coppie che avevano avuto la sfortuna di avere i presupposti per questa eterologa e che naturalmente erano discriminati anche in base al censo. A parte ogni considerazione in quali paesi si andava sviluppando questo turismo sanitario che finché, con tutto il rispetto naturalmente, erano la Spagna, la Francia, ma poi quando nominavano altri paesi, questa specie di moda aveva fatto avvicinare al fenomeno allora effettivamente c’era da preoccuparsi seriamente.

Questo è quanto ho vissuto e questo vi ho voluto in parte trasmettere, queste sensazioni che non avevano a che fare con il fondamento della questione, perché la questione era fondata a grandi linee e ha avuto anche una maggioranza abbastanza forte, questo è sicuro, è sui dettagli che poi ci si appiccicava per molestare la pace generale che ha accompagnato la motivazione di questa sentenza.

Sul resto sono un po’ più imbarazzato perché mi piacerebbe tanto, naturalmente, stare ancora lì e almeno mettere una firma, mi piacerebbe molto, perché come era una stranezza quel divieto così è una incoerenza, una contraddizione questa della prossima settimana. Già se ne discusse quando ci fu la storia dei tre embrioni e anche prima della sentenza di Criscuolo ci fu una grossa discussione su queste cose, lì sostanzialmente dal punto di vista tecnico credo che l’ostacolo maggiore sia stato superato, la Legge 40 era una legge imperniata sul primato dell’embrione. Dal punto di vista del diritto alla salute era la salute dell’embrione che doveva essere premiato, doveva restare al centro di tutto.

La sentenza del 2009, la sentenza di Criscuolo, ha un po’ smantellato questo presupposto assoluto, dando anche spazio alla salute degli altri protagonisti. C’è una frase a un certo punto che tutti i soggetti coinvolti in queste cose per la quale dovrebbero avere maggiore considerazione. Per quanto riguarda la sentenza sulla eterologa ancora di più è stato posto l’accento sulla necessità perlomeno di equilibrare e bilanciare al giusto gli interessi a confronto, in particolare le esigenze della coppia. Se solo mi ricordo il dibattito sulla salute della coppia, ma quale salute e salute? E la salute psicologica? Io che avevo dimestichezza con le lingue straniere andai a trovare tutte le cose dell’OMS per dire che la salute è anche psichica, psicologica.

La strada è stata spianata, questo non vuole dire niente perché anche sulla strada spianata c’è qualcuno che si può fare male e tornare indietro, quindi non azzardo previsioni, però certo se dovessi col fiato aiutare una certa decisione lo farei molto volentieri perché è la stessa incongruenza che c’era prima, cioè tu hai da una parte la possibilità, legittima ormai, dell’interruzione di gravidanza per una certa ragione, per la stessa ragione non puoi fare la diagnosi preimpianto, veramente è un Paese delle sette meravigliose. Come fai a rispondere a questa domanda? Non è possibile rispondere. Come fai a dire che è coerente? C’è una contraddizione, anzi è peggio arrivare sotto tutti i profili, non voglio privilegiare la salute della donna rispetto ad altre esigenze, ma certamente è molto più grave: la gravidanza puoi interromperla se esce fuori la malattia. Perché se lo puoi fare, la scienza da questo punto di vista è arrivata a questi traguardi, con una semplice diagnosi preimpianto.

Come tifoso tifo per un certo esito. I tempi sono cambiati, ci sono tante cose che sono cambiate, ovviamente, mentre ho capito l’infondatezza della questione stamina perché è arrivata in un momento così, questa mi meraviglierebbe molto. Certo non si finisce mai di meravigliarsi. Ultimamente c’è stata una sentenza che ha dato ragione a chi aveva fatto la causa, era arrivato fino alla Corte Costituzionale, gli ha dato ragione, ha detto: questa è una bella soddisfazione che ti abbiamo dato però te la metti al muro nella stanza buona di casa tua, in una bella cornice e chi si è visto si è visto.

Credo che questo non può succedere nel nostro caso perché non c’è né spendingreview, né pareggio di bilancio da rispettare, e bilanciare un diritto che più nobile non c’è come quello di cui stiamo parlando. Grazie! 

Dio mi perdoni, se mi sentono quelli della Corte adesso!”

(Testo non rivisto dall’autore)