Stamina, «Nature» attacca Mauro Ferrari

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Il caso Stamina torna a far parlare di sé sulle colonne di Nature, la principale rivista scientifica mondiale. Questa volta ad essere citate sono le dichiarazioni di Mauro Ferrari, presidente del nuovo comitato chiamato a valutare il «metodo», al programma Le Iene. Nella puntata del 22 gennaio Ferrari ha dichiarato in un’intervista che il metodo Stamina è «il primo caso importante di medicina rigenerativa in Italia», e che può offrire all’Italia «l’opportunità di diventare leader nel portare queste terapie dai laboratori alle cliniche». Affermazione che il direttore del Centro di medicina rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia Michele De Luca definisce, sempre suNature, «un insulto ai tanti ricercatori che in Italia lavorano per trasferire la ricerca sulle staminali in nuove applicazioni cliniche».

LA LETTERA – La rivista cita la nota congiunta – inviata al ministro Lorenzin – firmata da Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri di Bergamo, Gianluca Vago, rettore dell’università Statale di Milano e Alberto Zangrillo, primario di anestesia al San Raffaele di Milano e presidente della seconda sessione del Consiglio Superiore di Sanità, in cui gli scienziati si dicono «estremamente preoccupati» per le parole di Ferrari, giudicate «un gravissimo errore». «La riapertura del dibattito è profondamente preoccupante – ribadisce su Nature George Daley, direttore del programma sulle staminali del Children’s Hospital di Boston -. Non conosco Ferrari personalmente, ma il dibattito su Stamina sta emergendo come la linea del fronte in una battaglia contro dei protocolli clinici estremamente rischiosi».

«NON HA I REQUISITI» – Altri ricercatori, prosegueNature, rilevano che «Ferrari non ha i requisiti per guidare un comitato chiamato a valutare un protocollo clinico». Lo studioso, presidente del Methodist Hospital Research Institute di Houston, «si descrive come un ricercatore-imprenditore, fa parte di numerose aziende ed è laureato in Matematica e Ingegneria meccanica», si legge. A Nature Ferrari «ha dichiarato che il ministro lo ha invitato per la sua competenza sia come scienziato sia come amministratore esperto in campo scientifico e che il ministro era stato informato circa i suoi interessi commerciali, che non hanno relazioni con la medicina legata alle cellule staminali».

LORENZIN – Sul fronte politico, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin continua a ribadire le difficoltà nel formare il nuovo comitato dopo l’ordinanza del Tar del Lazio che il 6 dicembre ha sospeso il primo comitato di esperti. «La situazione è complicata, non possiamo rischiare di fare un nuovo comitato che si esprima e sia poi soggetto a un nuovo ricorso – spiega Lorenzin -. Tutti i singoli nomi passano al vaglio dell’Avvocatura dello Stato e del Tar per verificare preventivamente che non ci siano elementi che possano dare adito a possibili ricorsi. È difficile trovare uno scienziato che non si sia già espresso sulla vicenda». E su Ferrari: «È stato indicato come presidente, ma pregherei tutti di mantenere in questa vicenda il massimo riserbo e pudore».

«DIFENDERE IL SSN» – La Lorenzin ha poi fatto propriol’allarme lanciato mercoledì dal comandante dei Nas Cosimo Piccinno, durante l’audizione in Senato. «Casi simili a Stamina possono nascere ogni giorno e quindi dobbiamo costruire dei sistemi di difesa del Servizio sanitario nazionale – ha detto il ministro -. Guardo con viva attenzione e preoccupazione a quanto sta emergendo a Torino e dall’indagine conoscitiva». In questi giorni Beatrice Lorenzin ha avuto modo di parlare anche con i medici degli Spedali Civili di Brescia, al centro della vicenda Stamina, e in particolare con Raffaele Spiazzi, il direttore sanitario dell’Ospedale dei Bambini. «Hanno manifestato la propria preoccupazione e il disagio per le condizioni di lavoro a Brescia». Uno degli argomenti trattati è stato il «problema deontologico che hanno sempre sollevato nei confronti dell’Ordine – ha aggiunto – perché hanno somministrato per anni un prodotto senza sapere cosa contenesse».