Stamina, il Tar del Lazio dà ragione a Vannoni Lorenzin: «Subito un nuovo comitato»

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Corriere.it
Laura Cuppini

Il Tar del Lazio dà ragione aDavide Vannoni: i giudici hanno sospeso il decreto di nomina della commissione scelta dal Ministero della Salute che ha bocciato il «metodo Stamina». Di conseguenza è sospeso ancheil parere contrario alla sperimentazione. Il Tar ha dunque accolto il ricorso presentato da Vannoni: l’udienza di merito è stata fissata per l’11 giugno.

NUOVO COMITATO – Immediata la risposta del Ministero della Salute, che nominerà un nuovo comitato scientifico di esperti – anche stranieri – per un’altra valutazione del protocollo. «Ho voluto attivare immediatamente le procedure per il nuovo comitato perché ritengo che in questa vicenda non si possano lasciare i malati e le famiglie nel dubbio – ha detto il ministroBeatrice Lorenzin -. La tempestiva ripresa dei lavori permetterà di compiere gli approfondimenti istruttori indicati dal Tar».

«ESPERTI NON IMPARZIALI» – Nel ricorso, Vannoni aveva contestato proprio la composizione della commissione che ha bocciato la sperimentazione, sostenendo che gli esperti non sono stati imparziali e che alcuni di loro si erano espressi contro il metodo prima ancora di essere nominati. Questi i componenti del «vecchio» comitato: Fabrizio Oleari, Luca Pani, Alessandro Nanni Costa, Maria Grazia Roncarolo, Vincenzo Silani, Bruno Dallapiccola, Generoso Andria, Stefano Di Donato, Antonio Federico, Maurizio Scarpa, Giulio Cossu, Luigi Pagliaro, Amedeo Santossuoro, Patrizia Popoli, Maria Cristina Galli. SoloBruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha commentato, con amarezza, l’ordinanza del Tar: «In un Paese che cade a pezzi non mi stupisce che non siano bastati i segnali degli esperti internazionali e che il lavoro del comitato non abbia fatto chiarezza o non sia stato comunicato in modo chiaro. Ben venga dunque il nuovo comitato internazionale, che garantirà trasparenza e potrà dare spessore alle conclusioni del vecchio e mal composto comitato». Duro il commento di Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, secondo cui «la stragrande maggioranza degli esperti nel settore è contraria al metodo Stamina perché pensa che queste cellule non hanno una base scientifica». Dunque, «sarà difficile formare un nuovo comitato con persone competenti che non abbiano già espresso un parere contrario».

INDIPENDENZA IDEOLOGICA – «Non è stata garantita l’obiettività e l’imparzialità del giudizio, con grave nocumento per il lavoro dell’intero organo collegiale» scrivono i giudici, aggiungendo che «il requisito dell’indipendenza dei componenti del comitato scientifico è stato ritenuto essenziale anche dal Ministero della Salute» e che «tale indipendenza va intesa primariamente in senso ideologico (e dunque non necessariamente economico, come sembra affermare il Ministero nella memoria difensiva) e deve quindi concretizzarsi innanzitutto nel non approcciarsi alla sperimentazione in modo prevenuto, per averla già valutata prima ancora di esaminare la documentazione prodotta dalla Stamina Foundation». Inoltre, i giudici ritengono che, «prima di esprimere il parere negativo all’inizio della sperimentazione, il comitato avrebbe dovuto esaminare le cartelle cliniche dei pazienti che erano stati sottoposti alla cura presso l’Ospedale civile di Brescia. Pazienti che, dai certificati medici versati in atti, non risultano aver subito effetti negativi collaterali».

ISTRUTTORIA APPROFONDITA – D’altro canto, il Tar riconosce la «giusta preoccupazione del Ministero della Salute e della comunità scientifica che non siano autorizzate procedure che creino solo illusioni di guarigione». Preoccupazione – prosegue – che può essere però superata «con un’istruttoria a tal punto approfondita in tutti i suoi aspetti da non lasciar più margini di dubbio». Secondo i giudici, è necessario che ai lavori del comitato scientifico che deve valutare l’opportunità di avviare una sperimentazione (per la quale erano stati stanziati tre milioni di euro) «partecipino esperti, eventualmente anche stranieri, che sulla questione non hanno già preso posizione o, se ciò non è possibile, che siano chiamati in seno al comitato, in pari misura, anche coloro che si sono espressi in favore del metodo».

LE REAZIONI DEI MALATI – «È una speranza in più. Ci viene dato modo di difenderci». Così le associazioni di malati hanno accolto la decisione del tribunale amministrativo. «Finalmente si faranno degli approfondimenti sul comitato, come chiediamo da tempo – spiega Pietro Crisafulli, vicepresidente del Movimento Vite Sospese -. La nostra richiesta è che vi siano esperti super partes, meglio se di caratura internazionale». «Ora la speranza è che si possa rivedere il giudizio sul metodo Stamina, magari esaminando anche le cartelle cliniche dei pazienti in cura a Brescia» aggiungeSimona Marrazzo, dell’Associazione Mattia Fagnoni Onlus. «Per noi è un’ottima notizia sia come papà di Noemi sia come associazione – dice il padre della bimba di 18 mesi di Guardiagrele (Chieti), di recente ospitata da Papa Francesco -. Stiamo valutando la richiesta di danni per i no al metodo per Noemi». E Guido De Barros papà di Sofia, la piccola diventata un simbolo del metodo Stamina: « La decisione del Tar ci fa tirare un sospiro di sollievo, non vanifica tutti gli sforzi fatti per Sofia e gli altri malati. Noi continuiamo la nostra battaglia: questa è una sospensiva, non è ancora la soluzione. E l’annuncio del ministro di una nuova commissione è l’inizio di una nuova battaglia».

«STAMINA NON RISPETTA LA LEGGE» – Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni, sottolinea che «la decisione del Tar del Lazio ha sospeso, non annullato, la nomina del comitato di esperti. Perché vi sia annullamento, bisogna aspettare l’udienza di merito», fissata appunto a giugno. Vannoni e Stamina però, rileva Gallo, «continuano a violare la legge italiana, perché non hanno rispettato tutti i passi previsti dal decreto Fazio-Turco sulle cure compassionevoli. Tanto è vero che è ancora in vigore il blocco imposto dall’Agenzia italiana del farmaco». In questi mesi il metodo «è stato applicato come cura compassionevole per le ordinanze dei tribunali – continua Gallo -, non perché sia una cura compassionevole secondo le prescrizioni della legge. Credo che i tribunali si dovranno fermare in attesa dell’udienza di merito del Tar. Forse servirebbe un decreto che blocchi ogni procedura fino a quando Stamina non rispetterà l’iter previsto».