«Pregate per Noemi» Il Papa vede la bimba che lotta per Stamina

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Corriere della sera
Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO — La mamma di Noemi, Tahereh Sciarretta, racconta che si aspettavano un incontro di pochi secondi, «è rimasto con noi un quarto d’ora, gli abbiamo raccontato il nostro dolore, la nostra amarezza». Il padre, Andrea, è ancora scosso quando racconta del Papa «che ha fatto il segno della croce, ha preso in braccio nostra figlia e le ha detto: fa’ la brava, perché tu andrai avanti…». Stanotte sono rimasti a Santa Marta, ospiti di Francesco. Ieri mattina, dopo l’incontro, non potevano immaginare che il Papa avrebbe domandato ai cinquantamila fedeli in piazza San Pietro, «e adesso vi chiedo un atto di carità», di pregare per la loro bimba, in fin di vita per una forma grave di amiotrofia spinale. «Si chiama Noemi, ha un anno e mezzo e una malattia gravissima, suo papà e sua mamma pregano e chiedono al Signore la salute di questa bella bambina: sorrideva, poveretta…», ha alzato lo sguardo il Papa.

Aveva appena spiegato quanto sia «necessario l’amore che ci unisce», contro «l’aridità e l’indifferenza» bisogna coltivare quella «carità» che «ci rende capaci di entrare nella gioia e nel dolore altri e di farli nostri». Francesco procede con l’esempio, alla fine ha raccontato della bimba: «Facciamo un atto di amore, in silenzio chiediamo a Dio che la aiuti e le dia la salute». Venti secondi di silenzio possono essere lunghissimi. I fedeli in piazza che pregano socchiudendo gli occhi, e poi Francesco che invita tutti a recitare con lui l’Ave Maria per Noemi. il Papa aveva telefonato a casa Sciarretta, a Chieti, il 14 ottobre. Era stato l’arcivescovo Bruno Forte a far da tramite e consegnargli la lettera che avevano scritto i genitori: la malattia della bimba, i tentativi vani di accedere alla cura Stamina — il ministero ne ha bocciato la sperimentazione — che i genitori, lasciati senza speranza dai medici, considerano l’ultima speranza.

«Padre ci appelliamo a lei. La prego non ci abbandoni, non abbandoni Noemi. Uno Stato non può decidere da solo se dobbiamo vivere o morire», riporta l’Osservatore romano di oggi. Il quotidiano della Santa Sede informa tra l’altro che l’arcivescovo Konrad Krajewski, l’elemosiniere del Papa che Francesco mandò a Lampedusa, era già andato a trovarli a Chieti ed è «pronto a recarsi tra i manifestanti in piazza Montecitorio, per esprimere la vicinanza del pontefice stesso, il quale “intende condividere con quei malati — ci ha detto l’elemosiniere — ogni istante della loro sofferenza e il suo stesso medico se mai fosse necessario”». Non che il Papa, si chiarisce in Vaticano, voglia entrare nella disputa sul metodo Stamina.

Del resto lo dice anche Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation: «Quello del Papa è stato un grande gesto di compassione verso Noemi e tutti i malati, che non c’entra con Stamina. Ma, chissà, forse potrebbe essere un primo passo per iniziare a capire cosa facciamo». L’«attenzione» di Francesco ai malati è importante, spiega il padre di Noemi: «Purtroppo lo Stato italiano ci ha sempre e solo ignorato; invece un grande uomo, un uomo santo come Francesco ha accolto il grido di una bambina portandola a sé, facendola entrare in casa e mangiare insieme con lui», ha raccontato alla Radio Vaticana. La speranza dei genitori è che Noemi possa accedere al metodo Stamina a Brescia, «che le liste d’attesa vengano sbloccate». La madre racconta che al Papa «abbiamo chiesto se fosse possibile sperimentare in Vaticano… E’ stato un colloquio molto sincero: gli abbiamo raccontato di due bimbi che avevano la stessa malattia: in uno, col metodo Stamina, è arretrata; l’altro se ne è andato la settimana scorsa». Francesco li ha affidati al suo elemosiniere, prima di andare in piazza e invitare tutti alla preghiera. «Il Santo Padre non ci abbandonerà».