Metodo Stamina, Lorenzin blocca la sperimentazione

Il Sole 24 Ore
Manuela Perrone

ROMA – La sperimentazione del metodo Stamina non si farà: mancano i prerequisiti di efficacia e sicurezza. La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha comunicato ieri lo stop al test sul trattamento a base di cellule staminali mesenchimali messo a punto dalla Stamina Foundation, autorizzato a maggio dalla legge 57/2013. Un annuncio «che non avrei mai voluto fare – ha detto Lorenzin- perché sarei stata felice che questa vicenda avesse avuto un epilogo diverso, soprattutto per le tantissime famiglie che in questi anni si sono aggrappate a una cura che non c’è». Decisiva è stata la bocciatura della commissione di esperti preposta alla sperimentazione, arrivata a settembre. Ma anche il parere dell’Avvocatura dello Stato, secondo cui l’alt allo studio è giustificato dalle ombre rilevate dal comitato: «l’inadeguata descrizione del metodo», «l’insufficiente definizione del prodotto» e «i potenziali rischi per i pazienti».

E la stessa legge 57, ricorda l’Avvocatura, a subordinare lo svolgimento della sperimentazione al rispetto dei requisiti preliminari di efficacia e sicurezza. Cala il sipario, dunque, su una storia in cui si intrecciano scienza, illusione, dolore, speranza. La comunità scientifica, dalla senatrice a vita Elena Cattaneo al genetista Angelo Vescovi, tira un sospiro di sollievo. Davide Vannoni, il presidente di Stamina Foundation, non nasconde la rabbia: «E una crudeltà verso 25mila persone che ci hanno contattato. A essere pericoloso non è il metodo di cura, bensì il ministro Lorenzin e chi sta gestendo così male questa situazione. Le motivazioni sono grottesche e ridicole». Vannoni guarda all’estero, Stati Uniti in primis, dove dice di aver avviato un dialogo fitto con Camillo Ricordi, docente all’Università di Miami. I fronti aperti restano molti. Il primo agli Spedali Civili di Brescia, dove sono in trattamento con Stamina 36 pazienti. Il secondo è nei tribunali, dove il contenzioso rischia di dilagare. I familiari dei malati, che protestano davanti a Montecitorio e sul web, hanno minacciato di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo e alla Corte internazionale dell’Afa.

Stamina ha già presentato due ricorsi: uno al Tar Lazio contro il decreto di nomina del comitato scientifico; l’altro al Tar Lombardia, contro l’alt dell’Alfa alla somministrazione di staminali a Brescia. In quell’occasione, promette Vannoni , «presenteremo le cartelle cliniche dei pazienti che mostrano i miglioramenti ottenuti». Anche la ministra Lorenzin, che è stata contestata da 17 senatori del Pdl contrari al blocco, ha chiesto l’accesso alle cartelle cliniche per un’ulteriore valutazione. E ha espresso l’intenzione di destinare i tre milioni di euro previsti per la sperimentazione alla ricerca sulle malattie rare. Resta l’amarezza per una vicenda che, sostiene l’associazione Luca Coscioni, «non sarebbe mai dovuta iniziare». «Ci siamo fatti guidare dall’emozione e abbiamo derogato alle norme», ha spiegato Lorenzin. «Ma poi sono arrivate le evidenze scientifiche e la politica deve fare un passo indietro».