«Venghino a vedere, siori»

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Il Sole 24 ore
Elena Cattaneo

La commissione scientifica istituita dal ministero della Salute, sulla base della legge parlamentare che in deroga alle norme vigenti ha imposto la sperimentazione della procedura Stamina, avrebbe concluso che i trattamenti proposti dalla Fondazione Stamina non sono plausibili e sperimentabili. Cioè che le carte consegnate dal Prof. Davide Vannoni non contengono la descrizione di un “metodo” che sia scientificamente e medicalmente basato. L’esito non è una sorpresa per chi si occupa di scienza, malattie e malati, visto che la comunità scientifica e medica nazionale (e non solo) da mesi spiega, scrive, informa e mette in guardia sul fatto che quanto si sta facendo in un ospedale pubblico italiano, e poi imposto dai tribunali, è contro le regole dell’Europa di cui l’Italia è parte e non ha niente a che fare con la compassione verso i malati, la medicina e la cura.

Come ci si poteva attendere, questa inevitabile conclusione è stata criticata dai familiari dei malati e da alcuni politici. I familiari e chi crede nel trattamento hanno chiesto che chi è contro vada a controllare coi “propri occhi”. E anche diversi politici hanno invitato a verificare de visu quel che millanta il Prof. Vannoni, cioè l’efficacia del trattamento. È stato anche detto che basta guardare le riprese di una bambina trasmesse da Le Iene per rendersi conto dei miglioramenti. E Vannoni dice anche che nessuno potrà vietare che questi trattamenti passino come terapie compassionevoli. Questo però è, se mai, un ulteriore problema. Cosa si deve rispondere a chi sostiene che ci sono già le evidenze che il trattamento Stamina funziona? Anche se dispiace, perché chi fa ricerca mette al mondo figli e li ama non meno di chi fa altri mestieri, l’onestà intellettuale impone di dire ai genitori dei bambini che chiedono il trattamento Stamina che l’accertamento dell’efficacia di una cura non si fa nel modo in cui loro credono.

E che lo stesso Prof. Vannoni vorrebbe, non potendo spiegare cosa fa con quella miscela improbabile presa da un paziente e messa in un altro o nello stesso paziente, come capita, senza conoscere alcunché di ciò che inietta, di dove finisce, della biologia più elementare, e attuando così interventi casuali, medicalmente inqualificabili, lontani anni luce dal senso scientifico e medico, oltre che morale. Che ci si trovi di fronte a un inganno e a un autoinganno lo comprende anche la maggior parte dei genitori di bambini nelle stesse gravissime condizioni, che si guarda bene dal chiedere quel trattamento. In quella maniera, cioè basando i giudizi di efficacia su impressioni di familiari o terzi interessati, si procedeva prima che la medicina cominciasse a fondarsi sulla scienza.

Sono due le ragioni per cui chiedere che delle persone di qualunque competenza, anche medici, si rechino a controllare di persona i miglioramenti non ha senso. La prima ha a che fare con l’impossibilità di dimostrare che cosa effettivamente potrebbe aver prodotto un miglioramento, ammesso che il miglioramento ci sia stato, e a maggior ragione visto che non c’è alcuna giustificazione scientifica a priori per provare quel presunto trattamento. Infatti, ammettiamo pure che le bambine siano migliorate – anche se cominciano ora a emergere medici che si caricano del coraggio di far sapere che non è vero. Non è detto che a produrre il miglioramento non siano stati, invece delle staminali mesenchimali neuralizzate o generate secondo un protocollo che «Nature» ha scoperto essere copiato e falsato da artefatti sperimentali russi, il trasferimento dei bambini, la somministrazione di anestesia e i carotaggi, la varietà di persone con cui i bambini vengono a contatto (medici, infermiere, Vannoni, Andolina, gli stessi genitori con un nuovo atteggiamento, eccetera).

Anzi è assai più probabile che abbia operato qualcuna di queste condizioni, provocando effetti placebo, piuttosto che le scarsissime e debilitate staminali mesenchimali dei “preparati” Stamina. Di fatto, medici che hanno visto i filmati, o che hanno incontrato i bambini, non rilevano segni di effettivi miglioramenti. Come nessun miglioramento è stato documentato sui tanti adulti trattati. È proprio per stabilire se davvero c’è qualche effetto, e di che tipo, inoculando i “preparati” Stamina, che si dovrebbe fare una sperimentazione. Ma per autorizzare una sperimentazione servono delle prove preliminari, cioè constatare che chi propone l’uso di quelle cellule dispone di un protocollo di lavoro riproducibile. Ora, evidentemente, la commissione ha verificato che con il protocollo di Vannoni non si otterrebbe alcuna risposta. Si rimarrebbe nell’incertezza.

Quindi non si sarebbe dimostrato di disporre di una cura per qualche specifica o anche generica condizione, ma solo dilapidati tre milioni di euro e ingannato i pazienti. La seconda ragione per cui non ha senso chiedere che qualcuno si rechi a verificare i miglioramenti ha a che vedere con gli autoinganni della coscienza e dell’inconscio, cioè con il fatto che da secoli si sa che occorre eliminare la componente soggettiva per riuscire a stabilire quale sia l’effettiva causa di un effetto, o se l’effetto ci sia davvero stato. Per avere una risposta attendibile a una qualunque sperimentazione bisogna “standardizzare” le procedure da eseguire, cioè quelle procedure devono essere effettuabili da qualunque persona con specifiche competenze (biologiche, cliniche o statistiche), ma non direttamente coinvolta nei fatti e con un interesse a ottenere un risultato positivo.

È così che si eliminano i fattori che potrebbero confondere il risultato, ma soprattutto eventuali effetti dovuti a cause che non siano il trattamento (Stamina). Questi concetti sono molto importanti, anzi essenziali per discutere con ragionevolezza e utilità di sperimentazione clinica. È normale che un “guaritore” quale si sente il Prof. Vannoni (ma anche il Dr. Zamboni, che vuole curare la sclerosi multipla con delle operazioni chirurgiche che solo lui sa quando, dove e come fare) cerchi di resistere al confronto con una metodologia scientifica, messa in atto per controllare quello che egli dice di essere in grado di fare. A rischio è la sua attendibilità e forse anche gli affari (checché dica pubblicamente il Prof. Vannoni). Altrettanto comprensibile è che dei genitori non vogliano prendere in considerazione i risultati di un metodo scientifico, a causa del dolore che può provocare una sentenza al momento purtroppo inappellabile.

Però dei magistrati che applicano le leggi o i politici che le fanno, hanno il dovere morale e un obbligo costituzionale di sapere queste cose. E di agire conseguentemente. La transizione da un tempo in cui erano normali gli abusi medici ai danni dei pazienti o gli inganni dei ciarlatani, a una medicina rispettosa della dignità delle persone malate e dei loro famigliari, è passata soprattutto attraverso il riconoscimento e l’utilizzo sistematico di queste procedure. Sarebbe indegno di un paese civile tornare indietro.