Stamina, confronto sempre più serrato I medici: tanti dubbi

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Avvenire
Francesca Lo Zito

Metodo Stamina, una settimana di attesa per conoscere la valutazione della commissione di esperti incaricata dal ministero della Salute di esaminare le carte consegnate dal presidente della Fondazione torinese Davide Vannoni il 1 agosto scorso. Questo quanto è emerso dalla riunione tenutasi ieri all’Istituto superiore di sanità. Nessun comunicato ufficiale, nessuna presa di posizione in un momento particolarmente delicato per una vicenda – quella della somministrazione delle cellule staminali del midollo a malati con svariate patologie inguaribili – che ormai va avanti da più di un anno. Tanto è infatti trascorso da quando un giudice del tribunale del lavoro ha emesso la prima ordinanza per far saltare il divieto di produrre cellule del midollo al laboratorio degli Spedali civili di Brescia, a seguito di una ispezione dell’Aifa, che aveva riscontrato nel nosocomio della città lombarda diverse inadeguatezze per questa produzione cellulare “avanzata”, a partire dalle più elementari condizioni di sicurezza.

Un centinaio ad oggi le persone che hanno vinto il ricorso, in gran parte ancora in lista d’attesa. Per parte sua Davide Vannoni, leader di Stamina, non si dice per nulla dispiaciuto di un possibile stop della sperimentazione a livello ministeriale, sancita dalla legge votata nel maggio scorso dai due rami del Parlamento: l’obiettivo dichiarato dal presidente di Stamina con ripetuti post sui social media è quello di continuare a somministrare le sue cellule come “cure compassionevoli” secondo un protocollo, quello in uso a Brescia, diverso – per sua stessa dichiarazione – da quello consegnato alle istituzioni. Una dichiarazione che non contribuisce di certo a fare chiarezza e che aumenta il clima di tensione. Sempre ai ferri corti anche la disputa tra Stamina e il mondo della scienza, Numerosi i ricercatori che hanno ribadito come la Fondazione torinese non rientri nella legge sulle terapie compassionevoli Turco-Fazio, proprio perché non esistono riscontri scientifici sulla sua efficacia.

Vannoni è poi tornato ad attaccare le famiglie dei malati di Sma che avevano chiesto ragione sull’esclusione della forma più grave di questa patologia, la Sma1, motivata dal professore torinese con una presunta inesistenza di esperti in grado di valutarla. In un comunicato “Famiglie Sma” ricorda che proprio l’Italia sarà uno dei pochi Paesi, dopo gli Stati Uniti, ad ospitare la fase clinica della sperimentazione di un “farmaco antisenso” che potrebbe costituire una risposta concreta a questa malattia. Al punto che la Fondazione Telethon ha appena stanziato 226 mila euro per questo progetto.

E intanto scoppia il caso di una bambina, Esmeralda Camiolo, affetta da encefalopatia post anossica dalla nascita, che ha fatto cinque infusioni agli Spedali civili, dimessa l’altro ieri dall’Ospedale Garibaldi di Catania. Vannoni ieri ha dichiarato che «nessuno può negare che la sua impalcatura cerebrale si stia rigenerando». Ma il primario della rianimazione pediatrica che l’ha avuta in cura, Giuseppe Ferlazzo, smentisce sulla base di risonanze magnetiche ed elettroencefalogrammi fatti alla piccola: «La bimba è andata a casa con due respiratori – dice -. Le cellule staminali non hanno riparato il danno del tronco encefalico e questo non le permette di respirare autonomamente. Non c’è nessuna modifica alla sua condizione neurologica».