Stamina, ancora tensioni sul via alla sperimentazione

Repubblica
Michela Bocci

Si riunisce oggi il comitato di esperti nominati dal ministero che dovranno decidere come procederà la sperimentazione del metodo Stamina. Hanno esaminato il protocollo consegnato dal presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni, all’inizio di agosto. Si tratterebbe di un testo poco originale, che ha lasciato dubbi in alcuni degli studiosi: non introduce novità rispetto alle terapie a basse di staminali già usate. Oggi si dirà se andare comunque avanti con la sperimentazione, indicando quali patologie curare e dove e quanti pazienti coinvolgere. Non è escluso che qualcuno chieda di non fare la ricerca. Ieri ha lasciato l’ospedale Garibaldi di Catania ed tornata a casa Smeralda, la bimba di tre anni in stato vegetativo dalla nascita trattata a Brescia con il metodo Stamina. Per Vannoni si tratta di una conquista. (Era data per spacciata, aveva una paralisi devastante, non respirava, non reagiva. Oggi può respirare da sola, reagisce agli stimoli, quando viene chiamata si gira». Tutti progressi seccamente smentiti dal primario della rianimazione pediatrica del Garibaldi, Giuseppe Ferlazzo, che ha seguito la bimba fino a ieri. «Dal punto di vista clinico Smeralda non ha raggiunto nessuno degli obiettivi che ci eravamo dati. Avevamo acconsentito alla cura con le staminali perché recuperasse la funzione respiratoria. Non è successo. E a casa con due respiratori, perché uno è di riserva. Crescendo ha acquistato un po di tono muscolare e quindi le cose appaiono un po’ migliorate ma gli esami dicono che la situazione neurologica sempre la stessa». Dall’associazione “Vite sospese” hanno detto che se non avesse fatto le staminali sarebbe morta. ((Questo lo posso escludere», dice il primario.