Il metodo Stamina reggerebbe all’estero?

Panorama
Elena Cattaneo, Francesco D’Agostino

I SUOI RISULTATI NON CONVINCEREBBERO. I protocolli scientifici a cui fa capo la ricerca sulle cellule staminali sono gli stessi in tutto il mondo e solo qualche paese o clinica «borderline» prova ad aggirarli. Li hanno messi a punto l’Organizzazione mondiale della sanità e, in ambito Ue, la European medicines agency. Richiedono casistiche accettabili, risultati credibili, trial medici prolungati che escludano effetti collaterali, o quantomeno elenchi completi dei pazienti trattati con successo, non solo miglioramenti effimeri. Tutte cose di cui la Stamina Foundation al momento non dispone. Anzi, ora anche sull’utilizzo, già discutibile, delle cellule mesenchimali è intervenuta la rivista Nature, sconfessando sia il processo sia la sua paternità. Per questo Davide Vannoni dice il falso quando afferma che altrove il suo metodo avrebbe avuto vita più facile nell’accesso a strutture e finanziamenti. Anche l’espediente delle cure compassionevoli non regge, e per la verità non avrebbe dovuto reggere nemmeno in Italia: la legge Turco-Fazio del 2006 alla quale si fa riferimento prevede infatti che ogni trattamento debba essere sostenuto da pubblicazioni scientifiche.

SIAMO FINITI OSTAGGIO DELL’EMOTIVITÀ. La vicenda Stamina dimostra quanto sia pericoloso affidare alla politica, e a una sua male interpretata idea di regolamentazione totale, una valutazione che dovrebbe tenere conto di altri fattori ed essere dunque in primo luogo clinico-scientifica. All’estero un caso del genere difficilmente potrebbe verificarsi. In Germania o negli Stati Uniti un finanziatore privato può sovvenzionare qualsiasi ricerca, però i protocolli internazionali hanno effetto vincolante sia sull’iter autorizzativo delle cure sia sull’accesso ai fondi pubblici. Anche da noi sarebbe bastato attenersi a questi criteri, mentre invece siamo finiti ostaggio di una schizofrenia legislativa condizionata dall’emotività che i singoli casi, e non una loro serialità, suscitavano in noi circa l’efficacia delle cure. Risultato: è stato stabilito di finanziare con 3 milioni di euro una sperimentazione nei confronti della quale il Parlamento, ma anche gli organi preposti, avevano soltanto vaghe indicazioni e nutrivano valanghe di dubbi. . Dubbi che poi, come ha dimostrato l’inchiesta pubblicata su Nature, erano in larga parte fondati.