Il ministro: Vannoni mostri le carte

Corriere della sera
A.Bz.

È braccio di ferro fra il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e Davide Vannoni, il presidente di Stamina Foundation, dopo le rivelazioni della rivista Nature che parla di plagio nella documentazione, presentata dalla Stamina, per il brevetto della sua metodica di trapianto di cellule staminali mesenchimali. Dice il ministro: «In questa vicenda ci sono luci e ombre. La denuncia di Nature desta grande preoccupazione. A questo punto, però, Vannoni ha una strada ed è quella tracciata dal Parlamento: deve consegnare il protocollo senza imporre trattative e lasciare che la commissione, composta da studiosi con profili professionali di altissimo valore scientifico, facciano le loro valutazioni».

Replica Vannoni su Facebook, lanciando un ultimatum al ministro e chiedendo il rispetto di cinque condizioni chiave per la sperimentazione del metodo Stamina: «Se il ministro vuole dare seguito a quanto deciso dalle Camere dovrà fornire a Stamina garanzie maggiori di obiettività della sperimentazione. Se invece ritiene di dare seguito alle argomentazioni di Bianco & co (Paolo Bianco dell’Università La Sapienza di Roma e molti altri ricercatori sono sempre stati critici nei confronti del metodo, ndr) chiediamo che ne dia comunicazione immediata, in modo da non farci perdere più tempo». Ed elenca le sue condizioni: che la metodica non venga modificata, che la Stamina scelga le patologie da trattare, che venga individuato un solo laboratorio di produzione controllato da un biologo di Stamina, che vengano individuati al massimo due centri per la sperimentazione, che venga nominato un Cro, un organismo di controllo internazionale super partes che certifichi tutto. Non è d’accordo su questi negoziati fra ministero e Vannoni Paolo Bianco, uno dei massimi esperti di staminali, che afferma «E urgente proteggere i pazienti dal rischio che nel Servizio sanitario nazionale vengano somministrati trattamenti che non possono essere in alcun modo considerate terapie».

Molti ricercatori stanno adesso chiedendo di bloccare la sperimentazione. La Stem Cell Research Italy, che rappresenta oltre 200 scienziati e ricercatori italiani, ritiene che il metodo Stamina sia privo di qualsiasi valore scientifico e che la sua applicazione genererà nei pazienti e nei familiari false speranze che rimarranno tali. Per questo l’associazione sollecita il governo italiano e le autorità competenti a voler riconsiderare le loro decisioni su questa presunta terapia con cellule staminali e a attuare un’ampia consultazione con gli esperti. E Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri aggiunge: «La sperimentazione non è etica e non va fatta Non dobbiamo sottoporre persone a trattamenti per i quali non ci sono evidenze di efficacia. Si studi, invece, il prodotto, si analizzino le sue caratteristiche in laboratorio e si sperimentino nell’uomo solo quando c’è una forte probabilità che ci sia un beneficio». Oggi la medicina rigenerativa, quella seria, è ancora lontana dalle applicazioni pratiche. Le cellule staminali per ora sono studiate in laboratorio o sugli animali. E per quanto riguarda le sperimentazioni sui pazienti, solo alcune patologie sono state finora prese in considerazione e fra queste ci sono la distrofia muscolare, la sclerosi multipla e la sclerosi laterale amiotrofica. Nella pratica clinica sono attualmente curabili con le staminali solo tre condizioni e sono le leucemie, le ustioni della cornea e certe patologie della pelle. Prima che queste terapie possano davvero diventare di routine bisogna ancora fare tanta ricerca.