False promesse e pazienti- cavie. L’accusa di Nature all’Italia

La Repubblica

ROMA- Vaticano e Parlamento: uniti nell’illudere i pazienti. “Fumo e specchi” è il titolo di un durissimo editoriale della rivista scientifica inglese Nature. Nel mirino ci sono le terapie a base di staminali che — non sottoposte a test e controlli — vengono spacciate come sogno di una cura che in realtà non è ancora pronta. Il riferimento è al metodo della Fondazione Stamina, in discussione in Parlamento. Ma anche a una conferenza che si è tenuta in Vaticano dall’ 11 al 13 aprile, in cui “con una vergognosa performance, bambini malati sono stati portati in parata a beneficio delle televisioni, accanto a ditte e medici che chiedevano al più presto l’applicazione delle loro terapie in ambito clinico”. Il Vaticano da sempre promuove l’uso di cellule staminali adulte (le stesse del Metodo Stamina) nella speranza che offrano una scorciatoia rispetto alla ricerca sulle staminali embrionali. Il Senato, da parte sua, ha varato la settimana scorsa un testo che allenta ivincoli per l’uso del Metodo Stamina — una terapia non testata e i cui dettagli sono tenuti oscuri dai vertici della Fondazione — avvicinandole per quanto riguarda le regole a normali trapianti di tessuti. “L’Italia— affonda Nature— si sta ponendo al di fuori delle regole europee e americane. Entrambe definiscono le cellule staminali modificate in laboratorio come farmaci veri e propri”. E tutti i farmaci, prima di essere somministrati alla popolazione, devono seguire regole precise per evitare che si rivelino pericolosi. Ma anche perché “è scorretto sfruttare la disperazione dei disabili e dei pazienti terminali e suscitare false speranze, come alcune persone intervenute al convegno vaticano hanno fatto. Altrettanto scorretto è usare questi pazienti come animali da esperimento, bypassando le norme fissate dalle agenzie regolatorie, come il Parlamento italiano sembra intenzionato a fare”. Le cellule staminali non hanno ancora completato il percorso dal laboratorio alla clinica. Anche se diverse sperimentazioni hanno iniziato a coinvolgere l’uomo, non sono pronte per guarire i pazienti. Da una decina di anni sono nate “cliniche della speranza” che promettono ai pazienti metodi non testati: prima erano diffuse in Asia e in Europa dell’est, ora anche in Italia. Sul metodo della Fondazione Stamina pesa tra l’altro l’opacità. Il destino dei pazienti trattati è affidato alle sole parole di alcuni genitori, ma non a quelle dei medici. Sottoposto a due richieste di brevetto nel 2010, tra l’altro, il metodo è stato accolto dal Patent Office americano con due bocciature. Il rifiuto è accompagnato da critiche dure. La prima richiesta di brevetto spiega come prelevare un campione di midollo osseo dalla cresta iliaca, un osso dell’anca. Da lì viene estratto un tipo di staminali dette mesenchimali. «Quella che viene presentata come invenzione è una cosa ovvia»: replica l’esaminatore. La seconda richiesta riguarda il trattamento delle cellule mesenchimali. Prima di usare questo tipo di staminali per la cura delle malattie bisogna farle sviluppare o «differenziare», trasformando le cellule immature in neuroni ben conformati. Nella domanda di brevetto Stamina sostiene di poter accelerare il processo di maturazione: non più «diversi giorni» ma «due ore» immergendo le cellule in una soluzione di alcol etanolo e acido retinico. Secondo gli esaminatori “la procedura è descritta in maniera troppo generica”. E soprattutto è «improbabile che il differenziamento delle cellule possa avvenire in tempi così rapidi».