Procreazione: è lite governo-Pd

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IL SECOLO XIX
Giuseppe de Lisi

Il premier Mario Monti difende la Legge 40 sulla procreazione assistita, bocciata clamorosamente dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo (che l’ha definita «incoerente» all’unanimità) lo scorso 28 agosto. E immediatamente si accende un caso politico molto delicato tra una parte della maggioranza e il governo. Lo scontro scoppia nel giro di pochi minuti, quando Palazzo Chigi, in una nota, rende noto che «il Governo italiano ha depositato presso la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo, quale Giudice di seconda istanza, la domanda per il riesame» della sentenza Costa-Pavan sulla procreazione assistita. Si tratta di un punto molto sensibile, per la politica italiana Prima di essere bocciata da Strasburgo, la legge 40, voluta dal centro-destra con la benedizione” dell’allora presidente della Cei Camillo Ruini, è stata capace di provocare tensioni e crisi di coscienza tra gli schieramenti ma anche all’interno dei partiti. Non solo. I ricorsi di singoli cittadini contro le limitazioni sulla possibilità di congelamento degli embrioni, la diagnosi preimpianto e l’utilizzo di embrioni (al massimo tre) per ciclo di fecondazione, hanno provocato nel corso degli anni un parziale smantellamento della norma, finita cinque volte sui banchi della Corte Costituzionale. Se si comprende anche l’ambito europeo, con la bocciatura di Strasburgo nell’agosto 2012 (perché la norma violerebbe l’articolo 8 della convenzione europea dei diritti) salgono a 18 gli stop al provvedimento. E infatti la notizia è stata accolta da un fuoco di fila di polemiche da parte di esponenti di spicco del Pd. «Una decisione del tutto sbagliata, commenta un’indignata Livia Turco. «Molti di noi – ricorda – avevano chiesto al governo di venire a spiegare in parlamento le ragioni di un’eventuale decisione in questo senso. Mi dispiace molto che il governo, invece, non abbia sentito il dovere di farlo, scegliendo in modo clandestino di presentare ricorso». Il senatore Pd Ignazio Marino, rincara la dose. «E un fatto gravissimo. La sentenza a Strasburgo è stata presa all’unanimità, e seguiva 19 decisioni di tribunali italiani che avevano chiarito a tutti che la legge sulla fecondazione artificiale è da riscrivere perché anti-scientifica, incoerente e insensibile alle esigenze delle famiglie che desiderano avere un bimbo». Inutilmente il governo ha cercato di spiegare che il ricorso è una questione di principio e non di contenuti. «La decisione – ha precisiate Palazzo Chigi – si fonda sulla necessità di salvaguardare l’integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale, e non riguarda il merito delle scelte normative adottate dal Parlamento». Nonostante la giustificazione, contro il provvedimento si è levata anche la voce di Giulia Bongiorno, portavoce di Fli, che parla di «Gravissimo errore ed ennesimo schiaffo alle donne». Esultanza invece dalle file dei cattolici. Come dimostrano le parole del presidente dell’Udc Buttiglione: «Il governo ha fatto correttamente il suo dovere, visto che è tenuto a difendere in sede europea gli atti della Repubblica italiana. Se non l’avesse fatto sarebbe venuto meno ai suoi doveri istituzionali».