Legge 40, Monti contro l`Europa

Il Fatto Quotidiano

Arriva proprio dal governo più europeista della recente storia repubblicana la decisione di ricorrere contro la Corte europea, dei diritti dell`uomo. E arriva nel tentativo di preservare lo status quo della legge 40, nonostante 19 decisioni avverse di tribunali italiani – secondo cui la legge va riscritta perché è “antiscientifica”, “insensibile” e “incoerente” – e la sentenza di Strasburgo, approvata all`unanimità lo scorso 28 agosto. La ragione ufficiale, spiega palazzo Chigi, è “la necessità di salvaguardare l`integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale”, dato che “la Corte ha deciso di non rispettare la regola del previo esaurimento dei ricorsi interni, ritenendo che il sistema giudiziario italiano non offrisse sufficienti garanzie”. L`effetto politico è di compiacere quelle gerarchie vaticane che tanto tifano per il Monti-bis. Ma il risultato concreto è di vietare la diagnosi preimpianto che consente a coppie portatrici di malattie genetiche di verificare se l`embrione (in fase molto precoce di sviluppo) è affetto da anomalie genetiche o alterazioni cromosomiche prima dell`impianto nell`utero. Un controllo che, di fatto, permette di avere un figlio sano. Com`è giusto che sia, aveva detto l`Europa accogliendo il ricorso di due genitori, Rosetta Costa e Walter Pavan. In seguito alla nascita del loro primo figlio, malato di fibrosi cistica, scoprirono di essere portatori sani della malattia. Nel 2010 Rosetta restò di nuovo incinta: il feto risultò positivo alla fibrosi cistica e la coppia decise di abortire. Avevano il 25 per cento di probabilità di avere altri figli malati (la fibrosi cistica è mortale) e il 50 per cento che fossero anche loro portatori sani. Volevano avere altri figli e scelsero la procreazione assistita proprio per poter ricorrere alla diagnosi preimpianto. Nulla da fare: era ed è vietata dalla legge 40. Portarono la loro battaglia davanti alla Corte europea, che bocciò la legge del 2004: violava i diritti umani. “La notizia è gravissima”, ha detto il senatore Pd Ignazio Marino, “i cittadini più poveri si vedranno discriminati nel loro desiderio di maternità e paternità mentre i più ricchi potranno rivolgersi alle cliniche per l`infertilità degli altri Paesi europei e avere l`assistenza che la legge 40, e adesso anche l`iniziativa del governo, nega loro in Italia”. Un ricorso che “rappresenta un tentativo disperato di salvare l`insalvabile: ovvero una legge che decisioni italiane ed europee stanno smantellando, perchè incostituzionale ed ideologica”, dice l`avvocato Filomena Gallo, segretario dell`Associazione Luca Coscioni.