Buona sera a tutti, grazie Marco per la parola. Sono abbastanza pragmatico, é un’ oratoria scarsa e quindi verrò subito al sodo. Mi occupo di ricerca e in particolare di grossi animali, quindi fa parte della mia attività anche l’utilizzo di questi animali a fini scientifici. Devo complimentarmi per l’intervento che ha fatto Maria Antonietta, perché ha avuto il coraggio, l’onestà intellettuale di dire le cose come stanno e spesso i messaggi che l’opinione pubblica riceve spesso non hanno nulla a che fare con la verità e questo non le creerà vita facile, ma apprezzo che anche in questa associazione le cose vengano dette chiaramente in faccia, senza troppi fronzoli. Il dibattito sulla sperimentazione animale secondo me non può essere indipendente dai dati di fatto e dalle conoscenze attuali sull’argomento. Sappiamo tutti, chi ci opera, che é nostro interesse limitare l’uso degli animali perché soprattutto chi lavora con i suini, con i cavalli, hanno un costo notevole per cui la possibilità di ridurre il numero é senz’altro un obiettivo primario. Tuttavia, per certi tipi di attività, l’aver a disposizione un animale intero, quindi nella sua complessità, nella sua funzionalità, e’ imprescindibile per certi tipi di esperimenti. Per cui diciamo che ne ha accennato Piergiorgio Strata, sicuramente per una parte, sarà sempre di meno, ma per una certa mole di attività sono richiesti questi tipi di esperimenti. Devo però aggiungere che gli animali che vengono utilizzati per la sperimentazione sono spesso allevati meglio di quanto non venga fatto per gli animali che vengono destinati per esempio a produrre il prosciutto di Parma. Se chi comunque critica costantemente queste attività si preoccupasse di vedere e di capire, vedrebbe che questi allevamenti sono in condizioni eccezionali, super controllate. Noi abbiamo la a.s.l. che viene ogni tre settimane a contare uno per uno gli animali, quasi li conosce di persona e quando si fanno delle procedure, vengono messe in atto tutte quelle tecniche che vengono utilizzate negli ospedali per le cure dei pazienti. L’altro punto che volevo toccare é che si parla sempre, i media parlano sempre di vivisezione. La vivisezionei rappresenta secondo me una disonesta definizione della sperimentazione animale e alimenta emotività ingiustificate. Se vogliamo usare il termine come tale, tutti noi quando andiamo in ospedale e veniamo sottoposti ad un intervento chirurgico, siamo vivisezionati. Se questa é vivisezione mi sta bene, ma se viene compreso come gli animali squartati vivi, queste sono cose da favola o da fantascienza passata. Quindi questo termine secondo me deve sparire dal dizionario quando si parla di sperimentazione animale, perché non esiste. L’associazione Coscioni deve promuovere secondo me, é uno degli scopi, quello di promuovere per tutti gli ammalati l’accesso alle cure migliori e sostenere la ricerca, anche se questa comporta la sperimentazione animale, in sintonia con quanto stabilito nei principali Paesi europei con coscienza parlano sempre di vivisezione. La vivisezione questo termine secondo me deve sparire dal e conoscenza. Sappiamo che questo di fatto in Italia non sempre avviene. C’è in Parlamento fermo da tempo una richiesta, adesso non so come si chiami in termine tecnico, di modifica sulla direttiva sulla sperimentazione animale che la vuole rendere più restrittiva rispetto agli altri Paesi europei. Non so che destino avrà questa, si capisce perché noi in Italia dobbiamo sempre essere i più bravi di tutti. I test in vitro, se ne é già parlato, l’utilizzo quindi di animali oppure simulazioni al computer rappresentano valide alternative, sono in fasi più o meno avanzate di sviluppo e queste tecnologie sicuramente consentono già e consentiranno sempre più in futuro la riduzione degli animali utilizzati per questi scopi. Per cui dobbiamo essere consapevoli dei limiti e delle possibilità, quindi nessuno contro l’utilizzo dei test in vitro, nessuno deve essere contro l’utilizzo degli animali, bisogna solo utilizzare la scienza e la coscienza. C’é da dire anche che spesso si parla di sperimentazione animale, però il maggior numero di animali é usato per i test di tossicità, di sostanze chimiche. Per esempio c’é la normativa europea che lo prevede, la normativa Reach, oppure sono previste anche, prima che i farmaci vengano utilizzati quindi nelle prove cliniche, devono essere testate su almeno tre specie animali di cui uno non deve essere un roditore, per cui ci sono delle norme di legge che impongono all’industria di fatto di utilizzare questi test e quindi di utilizzare gli animali quindi non è sperimentazione scientifica in senso stretto che genera conoscenza, ma é un utilizzo per gli aspetti regolatori e di sicurezza, per cui se c’é una legge che impone che dei farmaci devono essere testati, ci deve essere qualcuno come Greenhill che alleva questi cani, perché questi test vengano fatti. Quindi se non si vuole o se non é necessario, o se siamo disposti ad accettare un diverso livello di rischio, bisogna non intervenire distruggendo gli allevamenti sperimentali, i ricercatori, minacciando, insultando chi si occupa di questa attività, ma ci si preoccupa di intervenire a livello legislativo con degli argomenti e quindi si cambia la norma. Per esempio l’utilizzo di test in vitro é ormai in utilizzo nell’industria cosmetica e quindi dove i livelli di sicurezza sono affidabili, questo è il caso dell’industria cosmetica in cui già da qualche anno gli animali non vengono più utilizzati. Quindi concludo con alcuni aneddoti. Io per esempio spesso soffro quando vedo certe posizioni o campagne mediatiche, tanto per dire a “Striscia la notizia”, che io adesso non faccio più vedere ai miei figli, dove rappresentano posizioni disinformate che fanno leva su una banale emotività dell’opinione pubblica. Secondo me bisogna intervenire in questo senso, perchè non mi possono dire che hanno salvato i cani di Greenhill della sperimentazione, perché prima di tutto a Greenhill non veniva fatta nessuna sperimentazione, era un allevamento di cani come ci sono tanti altri allevamenti di cani da altre parti,  gli animali venivano utilizzati dalle industrie che sono per legge obbligati a farlo e, chiuso Greenhill gli animali verranno allevati in Francia o in Germania com’è avvenuto con l’energia nucleare. Noi le centrali nucleari non le vogliamo, però andiamo in Canton Ticino o appena al di là delle Alpi, compriamo l’energia elettrica fatta col nucleare, se la centrale nucleare scoppia per noi non cambia niente. Per cui queste posizioni, secondo me, devono essere contrastate anche per quello che possiamo fare noi come associazione. Sempre sulla vicenda di Greenhill mi ha fatto specie che Maria Antonietta ha menzionato diversi personaggi ma anche Veronesi si é schierato di fatto sostenendo che la sperimentazione animale non é piu’ utile o non é più necessaria. Io mi chiedo all’Istituto di tumori quanti stabulari o quanti milòioni di topi utilizzano e se una persona che é stato anche Ministro e autorevole, come possa schierarsi a fianco di personaggi che voi conoscete benissimo, che si sono battuti per la chiusura di questo canile, di questo allevamento sperimentale. Chiudo, visto che ho sentito l’esperienza del professor Rugini, e non mi stupisco perché noi dodici anni fa, ti é andata ancora bene che non ti hanno arrestato, io sono stato un giorno in caserma dai Nas perché avevo clonato un toro, che poi e’ stato sequestrato e abbattuto, per cui dopo dodici anni nulla é cambiato, per cui io penso che in questo paese non ci sia più nulla da cambiare, penso che ci sia solo da prenderne atto e andare altrove per fare quello che nel mondo sviluppato ormai fanno. La clonazione di fatto é stata bloccata. Se Maria Antonietta vuole prendersi un altro vespaio, c’é in approvazione al Parlamento europeo una modifica che prevede che tutti gli animali clonati e la loro progenie sia etichettata, dopo che la Food and Drug Administration, l’ Efsa, l’agenzia per la sicurezza alimentare giapponese hanno dichiarato che i cloni non pongono alcun rischio all’alimentazione gli animali clonati, quindi non si capisce perché dobbiamo anche etichettare i figli dei cloni, quindi se ho il seme di un toro che arriva in italia, quell’allevatore avrà tutta la progenie per “n” generazioni che deve essere etichettata come figlio il cui antenato o progenie di clone, quindi questo con dei costi, che praticamente é un modo per bloccare quello che non si é potuto bloccare in base all’evidenza scientifica, si può bloccare con degli azzeccagarbugli normativi. Per cui io chiudo, dicendo che questa associazione si batte contro il proibizionismo, spero che la stessa posizione venga assunta anche nei confronti della sperimentazione animale, perché ho avuto modo comunque di discutere in passato con dei membri dove invece sono andati ad avallare delle posizioni in Parlamento che certo non garantivano questa libertà. Grazie.