Questioni di linguaggio nella Pma

Osservare il percorso italiano della Pma è, per chi lo fa dal punto di vista della sociologia ,delle scienze sociali,doppiamente interessante sia per analizzare come i comportamenti sociali si sono addensati intorno a questa nuova opzione terapeutica, che per introdurre migliorie nel modello.
Per questo fine è utile fermarsi ad osservare alcune questioni di metodo, che influenzano in maniera evidente
le modalità attraverso le quali questo modello è stato prima messo a fuoco e successivamente strutturato.
Una di queste questioni è il linguaggio, sia quello usato per descrivere queste procedure che quello poi impiegato per farle conoscere ai cittadini.
Si tratta di due problemi diversi che sono però, in stretta connessione.
L’introduzione delle procedure di Pma in un certo contesto sociale, è un esempio di ciò che accade in un processo più vasto e pervasivo ovvero l’impatto sociale della scienza.
Si tratta di un processo multifattoriale che riguarda la nostra specie e che si è articolato e sviluppato in modi e tempi assai diversi, ma si tratta di un processo con il quale abbiamo sempre dovuto fare i conti, dall’invenzione della ruota in avanti.
Ai nostri giorni, dalla seconda metà del secolo scorso in avanti, esso appare fortemente caratterizzato da due dati di sistema, tipici di questo periodo storico.
La scienza ,con le sue tecnologie, si muove ad altissima velocità ma l’elaborazione culturale di questi mutamenti è assai più lenta.
Lo sviluppo dei mezzi di informazione di massa si muove anch’esso assai velocemente producendo informazione in forma anarchica, scardinando di fatto la gerarchia delle fonti, ma quantità non significa necessariamente qualità, veridicità,trasparenza ,come informazione non significa conoscenza o comprensione.
In una situazione di questo genere svolge una funzione cruciale l’informazione di cui ciascun cittadino può essere titolare, questa è la chiave per entrare nel sistema delle possibilità, quello che può consentire l’ampliamento della autodeterminazione, le nuove declinazioni dei vecchi diritti di cittadinanza. 
Nell’accesso all’informazione si nasconde e neanche tanto bene, una questione che, nelle democrazie costituzionali, è primaria ,ovvero il nostro diritto ad accedere ai nostri diritti.
Una semplicissima questione di semplicissima democrazia.
L’informazione prima, come prerequisito, la conoscenza poi e se ne siamo capaci infine, la comprensione, ci possono consentire di attivare i nostri diritti, di partecipare o di essere esclusi da scelte, opzioni, possibilità di cura, tutele.
L’informazione che riguarda argomenti scientifici è in sostanza la strada per una forma di partecipazione qualificata, alle possibilità che la conoscenza scientifica ci promette per domani o ci consegna già oggi. L’informazione in questo settore ci consegna o ci restituisce cittadinanza scientifica

Per tornare a quanto dicevo all’inizio, a come la Pma si è aperta una strada in Italia, al modo in cui queste procedure sono state descritte prima e conosciute poi, il linguaggio si è rivelato, ovviamente,cruciale.
Facciamo allora almeno due esempi, tra i molti che si potrebbero fare, di veri e propri trucchi linguistici, riguardano le parole fecondazione in vitro e donazione di gameti.
Queste procedure di aiuto al concepimento si chiamano ovunque e nel linguaggio scientifico internazionale, con il nome o l’acronimo della procedura usata, fecondazione in vitro, inseminazione, solo in Italia è stato coniato un neologismo Procreazione medicalmente assistita 
e la mia ipotesi è che questa scelta, per alcuni consapevole per altri forse no, è stata fatta per depurare il linguaggio dell’ambito scientifico di provenienza, la medicina veterinaria.
Come a dire, cari cittadini non vi vogliamo sconvolgere, non siete in grado di capire. È meglio che vi proteggiamo addolcendo la pillola della scienza, usando una parola , procreazione ,che ci sembra meglio collegarsi con il fine della riproduzione ovvero la procreazione.

Un secondo esempio riguarda una variante della Fecondazione in vitro e di altre metodiche,ovvero quelle che utilizzano gameti donati da soggetti diversi dalla coppia, donatori di seme o di ovociti.
Ovunque si chiamano con il nome della tecnica e con la specifica che essa è con donatore.
Non in Italia, dove è stato preferito, stranamente ,un termine davvero improbabile ed errato, accostando, chissà perché questa volta , il termine veterinario fecondazione e non quello già scelto altrove di procreazione, con quello eterologo, il cui significato è totalmente errato, visto che 
indica la fecondazione tra specie diverse, evento disagevole più che improbabile.
I maligni sostengono sia stato fatto per alludere alla bestialità della procedura con donatore, per segnalare la pericolosità di questa tecnica anche definita adulterio legalizzato.
In realtà non si può sostenere che l’uso del linguaggio veterinario sia stato evitato perché troppo veterinario nel caso della scelta tra fecondazione o procreazione, e poi invece preferito nel caso delle donazioni di gameti.
Allora forse, al di là della schizofrenia delle scelte, il punto può essere un altro, ovvero che l’idea che gira per l’Italia è che i cittadini non siano in grado da soli di decidere in queste materie cosi’difficili, delicate, sensibili, che guarda caso riguardano direttamente la loro vita, la loro libertà di scelta, di cura, di espressione.
Il punto è che questa legge ,come altre, è costruita contro.
Contro l’autodeterminazione dei cittadini, contro diritti protetti dalla Costituzione, i fatti lo hanno dimostrato.
In questa prospettiva anche il linguaggio è un’ arma, uno strumento per sostenere il principio che meglio caratterizza la via italiana alla pma,ma non solo alla pma, alla scienza, alla bioetica, il principio paternalista. 
Il paternalismo, ormai sfuggito definitivamente dalle mani del medico,grazie alla forza dell’autodeterminazione , in Italia riemerge in Bioetica.

Penso che dovremo occuparci anche di questo, di immettere trasparenza e consapevolezza nel contesto linguistico che codifica la pma in Italia, in fondo anche questa è una strada per la riduzione del danno che in questo paese è stato fatto a tante donne e tanti uomini.