Legge sulla fecondazione, i perché di una bocciatura

Vanity Fair
Francesco Oggiano

La Corte europea boccia la legge 40: anche le coppie portatrici di malattie genetiche devono accedere alla fecondazione assistita. Le ragioni dei favorevoli e dei contrari

fecondazione

 

La sentenza di Strasburgo che ha raso al suolo una parte della legge 40 è una questione di scelte. Scelta di affidarsi alla fecondazione assistita. Scelta dell’embrione sano da mettere nell’ovulo della donna. Scelta di abortire. Tre scelte che secondo la Corte Europea sono disciplinate in Italia in modo «incoerente».



LA LEGGE 40

Secondo la legge in vigore possono affidarsi alla fecondazione assistita vitro due tipi di coppie: quelle che non possono avere figli in modo naturale o quelle fertili ma portatrici di malattie infettive come l’Hiv, l’epatite B o l’epatite C. 



LE COPPIE FERTILI

Queste ultime si affidano alla procreazione assistita per usufruire della diagnosi pre-impianto, tecnica che permette di poter isolare una decina di embrioni prodotti dalla fecondazione in vitro e di «scegliere» soltanto quelli sani da impiantare nell’ovulo della futura mamma. Pratica che però è vietata a quelle coppie portatrici sane di malattie soltanto genetiche. 



IL CASO

E’ il caso di Rosetta Costa e Walter Pavan. Entrambi portatori sani di fibrosi cistica, una malattica genetica che si trasmette in un caso su quattro al nascituro, più di un anno fa hanno fatto ricorso alla Corte di Strasburgo, rivendicando il loro diritto di ricorrere alla fertilizzazione in vitro per avere un bambino.

 

LA SENTENZA

Oggi la Corte ha dato loro ragione
, affermando che la normativa italiana viola gli articoli 8 e gli articoli 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che garantiscono il «diritto al rispetto della vita privata e familiare» e quello alla «non discriminazione». Per la Corte la norma che vieta ai due ragazzi di provare la fecondazione è incoerente rispetto a un’altra legge italiana, che permette di scegliere di abortire se il feto è malato di fibrosi cistica. 



filomena-gallo«La Corte ha stabilito un principio fondamentale», commentaFilomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni. «Tutte le coppie, non solo quelle portatrici di malattie come l’Hiv, devono poter usufruire delle tecniche come la diagnosi pre-impianto che garantiscono la tutela e la salute della donna».



Si aspetta un dibattito in Parlamento per modificare la legge?

«Il Parlamento è stato fermo per otto anni, nonostante già tre tribunali italiani (Salerno, Bologna e Firenze, ndr), si siano espressi come ha fatto oggi la Corte».



E’ possibile che lo Stato italiano faccia ricorso in appello alla Grande Camera.

«Sarebbe bene che il Governo eviti all’Italia uno nuova pessima figura e non difenda una legge indifendibile, visto che la Grande Camera non potrà che riconfermare la sentenza».



carlo-casiniNon è dello stesso avviso Carlo Casini, europarlamentare Presidente del Movimento per la Vita, che richiama un precedente. «Già il 3 novembre 2011 la Grande Camera ha ribaltato una sentenza della Corte che aveva condannato l’Austria perché non ammetteva la fecondazione eterologa».



La Corte europea ha stabilito che la legge 40 discrimina alcune coppie che non possono accedere alla fecondazione. 

«Noi troviamo la discriminazione nella fase della diagnosi pre-impianto, quando alcuni embrioni vengono scelti perché "sani" e altri vengono "uccisi" perché malati. Non esiste un diritto ad avere un bambino sano. Esiste solo il diritto alla vita».

 

Eppure la Corte ha parlato di incoerenza: non è possibile fare la diagnosi pre-impianto per le coppie portatrici di fibrosi cistica ma si può praticare l’aborto terapeutico se il feto è malato di fibrosi cistica.

«Non è scritto da nessuna parte che si può abortire se il figlio è malato. E’ scritto che lo si può fare se la sua nascita potrebbe mettere a rischio la salute fisica o psichica della madre. Con quella legge si stabilisce il diritto alla salute della donna, non alla selezione genetica dei bambini».