La legge che impedisce di avere bambini

Filomena Gallo segretario Associazione Coscioni
Liquida.it
Stefano Morciano

A colloquio con Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, dopo la bocciatura a Strasburgo della Legge 40

Con una sentenza emessa oggi, la Corte Europea dei Diritti Umani ha bocciato la Legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita. Secondo la Corte la legge viola la Convenzione Europea sui Diritti Umani nel vietare alle coppie fertili di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni.

La decisione, che dà ragione ad una coppia italiana portatrice sana di fibrosi cistica, è l’ennesima stroncatura per la discussa legge, già oggetto di un referendum nel 2005 che non raggiunse il quorum. Abbiamo chiesto un’opinione a Filomena Gallo, avvocato e Segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.

Dottoressa Gallo, qual è la sua opinione sulla sentenza della Corte?

Si tratta di una decisione importantissima, che impone al Parlamento italiano di intervenire sulla Legge 40 e di cambiare i requisiti per l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita. Ricordiamo che attualmente in Italia le coppie infertili possono accedere a queste tecniche e possono chiedere di conoscere lo stato di salute dell’embrione con la diagnosi preimpianto. Le coppie fertili e in particolare quelle portatrici di patologie genetiche, invece, non possono effettuare nessun’indagine sull’embrione prima che sia trasferito, perché non possono accedere alle tecniche di fecondazione. Solo a seguito di un’avvenuta gravidanza possono fare indagini ed eventualmente ricorrere all’aborto. La decisione di oggi ripristina un principio di legalità e di uguaglianza, il diritto alla cura e il rispetto della vita familiare.

Cambierà qualcosa ora per le coppie italiane?

Ora bisognerà aspettare che il Parlamento riscriva la Legge 40, probabilmente nella prossima legislatura, anche se i parlamentari avrebbero la possibilità di farlo immediatamente.

Cosa è rimasto in piedi dell’impianto originario della Legge 40?

È rimasto il divieto di utilizzo degli embrioni a fini di ricerca scientifica e il divieto di applicazione di tecniche che usino gameti di un terzo donatore (la cosiddetta fecondazione eterologa). L’Associazione Coscioni sta lavorando affinché questa situazione cambi: lavorando presso i tribunali con coppie che si difendono dai divieti della Legge 40, che ledono diritti costituzionalmente garantiti.

C’è secondo lei la possibilità che la legge venga modificata a breve?

Ci sono voluti cinque anni per modificare la legge: nel 2009 siamo riusciti a farne cancellare una parte, il limite di produzione di tre embrioni. A tre anni di distanza dal 2009, la Corte Europea dice che la Legge 40 non va bene e impone al Parlamento l’obbligo di intervenire per cambiarla. Spero che il Parlamento intervenga subito, perché otto anni di danni alla salute delle donne e dei nati non sono risarcibili.

Cosa si aspetta in questo senso da un nuovo parlamento? La situazione è in qualche modo diversa dal 2004?

Credo che ci dovrebbe essere un ricambio totale della classe dirigente e politica, che è ancora oggi quella che ha consentito che la Legge 40 entrasse in vigore. All’epoca era in carica il governo Berlusconi, ma poco dopo è subentrato un governo di sinistra che non ha cambiato una virgola. Poi siamo tornati a un governo di destra: dopo due legislature e mezza i parlamentari hanno dimostrato di non essere per nulla attenti ai desideri dei cittadini. Siamo in uno Stato laico, e se la fecondazione assistita per la religione cattolica è peccato non vuol dire che debba essere un reato: rientra tra le cure, e non deve essere disciplinata per impedire l’accesso ai cittadini. I problemi religiosi devono restare nel privato di ciascuno. Nel 2005, con l’associazione Amica Cicogna, abbiamo condotto un’indagine: su 10 coppie, 7 si dicono cattoliche ma accedono alla fecondazione assistita reputando di non commettere peccato. Con l’Associazione Coscioni assistiamo le coppie che ne hanno bisogno: scendiamo in piazza affinché la politica si muova, e nei tribunali affinché i giudici intervengano. In questi otto anni la legge è stata interpretata correttamente dai tribunali, ma solo grazie ai cittadini che si sono difesi dalla legge, altrimenti avremmo ancora il testo del 2004, con calo delle gravidanze e danni alla salute della donna.

Come dovrebbe essere secondo lei una legge moderna sulla fecondazione assistita?

Dovrebbe consentire l’accesso alle tecniche mediche a tutti coloro che ne hanno bisogno: nessuno va dal medico senza una vera necessità. Tutti preferirebbero procreare naturalmente, ma se c’è un problema perché lo Stato deve imporre di non accedere a queste tecniche? Dovrebbe essere una legge rispettosa dei diritti delle persone, rispettosa del principio riconosciuto dalla Carta Costituzionale alla salute, dell’uguaglianza, della libertà di ricerca scientifica. Prima della Legge 40 gli embrioni non idonei venivano donati alla ricerca: non erano mai prodotti solo per scopi scientifici. Prima della Legge 40 le coppie accedevano a tutte le tecniche disponibili. C’era bisogno di una regolamentazione, ma non di una legge vincolante. È assurdo che ci sia disparità di trattamento tra persone che possono accedere e persone che non possono. Oggi le coppie si rivolgono ai privati perché nel pubblico ci sono lunghe liste di attesa, e determinate tecniche non vengono applicate. Il Sistema Sanitario Nazionale dovrebbe farsi carico delle spese: perché limitare il desiderio di genitorialità su basi economiche?